Il racconto di Odjer: dal Ghana a Salerno sognando l'Europa

Parole toccanti: "Qui una seconda casa,ma fa male la distanza dai genitori. Aiuterò chi soffre"

Salerno.  

Accecati dalla passione e dalla voglia di vincere ogni partita, spesso i tifosi dimenticano che, dietro un calciatore, un allenatore o un presidente, esiste un uomo con una sua storia e che, come tutti quanti noi, può attraversare momenti particolari che spesso giornalisti, addetti ai lavori e tifoserie non conoscono e non possono nemmeno immaginare. Ieri pomeriggio, grazie alla splendida iniziativa del club Mai Sola presieduto da Antonio Carmando, il popolo granata ha avuto la possibilità di confrontarsi con Moses Odjer, uno dei punti di forza della rosa della Salernitana che, incalzato dalle domande del moderatore Gianluca Francese e di tutti i presenti, con un pizzico di emozione ha ricordato tutti i sacrifici fatti in passato per coronare il sogno di diventare un giocatore e di poter aiutare la famiglia anche dal punto di vista economico. In sede c'erano anche altri ragazzi stranieri, tutti partiti dai rispettivi paesi per cercare fortuna in Italia con la speranza di ripercorrere le orme di Odjer e di tanti ragazzi che, grazie al calcio, stanno conducendo una vita completamente diversa da quella del passato, quando hanno trascorso l'infanzia tra povertà, fame e guerre. Il mediano granata, accompagnato dal team manager Avallone (che nel tempo è diventato un autentico punto di riferimento dentro e fuori il rettangolo verde), ha lanciato un vero e proprio messaggio di speranza, la stessa Salernitana si è detta pronta ad aiutare questi giovani extracomunitari che, senza un lavoro, potrebbero essere costretti a tornare a casa con una situazione ancora più difficile di prima.

"Sono partito dal Ghana con il sogno di diventare calciatore" ha detto Odjer, applaudito dal pubblico presente "fortunatamente la mia situazione non era così drammatica, ma sapevo che l'unico modo per giocare a calcio a certi livelli era quello di viaggiare per l'Europa. Il primo club che ha puntato su di me è stato il Chievoverona, all'inizio è stato difficile perchè dovevo adattarmi ad un'altra cultura in una città a me totalmente estranea. Non conoscevo nessuno, avevo 17 anni e trascorrevo le mie giornate in un albergo pensando ai miei familiari che erano così lontani. Successivamente il Catania mi ha acquistato tirando fuori una bella somma, ho fatto di tutto per sfruttare quella occasione e ho conosciuto tanti compagni di squadra che mi hanno aiutato. A Salerno mi trovo benissimo, è diventata una sorta di seconda casa anche grazie all'ottimo rapporto con lo spogliatoio. Devo ringraziare Sasà Avallone, anche "papà" Minala e tutti gli altri ragazzi. La città è splendida, il tifo è molto caldo e non appena guarirò dall'infortunio voglio tornare ad essere il giocatore che tutti avete conosciuto nella prima stagione. E' vero che, grazie ai social, oggi è più semplice comunicare con chi è lontano da te, ma vedere la mia famiglia una volta all'anno e per poche settimane fa male. Come tutti i ragazzi di 22-23 anni, si soffre l'assenza dei genitori"

Odjer, che ha donato una maglia a un bambino meno fortunato ed ha incoraggiato tutti i connazionali presenti, ha proseguito così: "Sono felice di giocare per la Salernitana, non so il futuro cosa mi riserverà. Il campionato inglese mi affascina moltissimo, chissà che un giorno io non possa provare questo tipo di esperienza. Il mio vero sogno è quello di poter guardagnare di più per aiutare non solo la mia famiglia, ma anche tutte le persone che soffrono. Io sono partito da zero e mi ritengo fortunato, non tutti hanno avuto lo stesso destino ed è mio dovere aiutarli. Nel frattempo mi godo Salerno, la tifoseria e questa città che è una sorta di seconda casa". Un racconto bellissimo, un messaggio di speranza: complimenti al club Mai Sola per l'iniziativa, un plauso alla Salernitana che ha permesso ad un suo tesserato di farsi conoscere non solo come calciatore, ma soprattutto come uomo.

Gaetano Ferraiuolo