Salernitana, stavolta non ci sono alibi. A prescindere da qualche episodio sfortunato e da un arbitraggio pessimo, i granata hanno completamente sbagliato partita consegnandosi a un Cittadella che ha dominato dal primo al novantesimo e che, per le occasioni create e per la mole di gioco prodotta, avrebbe potuto segnare addirittura più di tre gol. Una squadra che si gioca la salvezza in casa e che ha regalato punti a Cesena e Cremonese che sono in caduta libera da settimane non può presentarsi all'appuntamento cruciale con un atteggiamento del genere; squadra stanca, senza idee, prevedibile, disastrosa in fase difensiva e Rosina-dipendente in avanti, a cospetto di un Cittadella quasi scolastico nell'esecuzione degli schemi, ma tremendamente efficace. Sin dalle primissime battute di gioco si è capito che la partita sarebbe stata dura per la Salernitana, schierata da Colantuono con un 4-3-3 che non ha convinto dal principio per la scelta di affidarsi a Palombi punta centrale e ad un centrocampo eccessivamente lento e che non riusciva a supportare nessuna delle sue fasi. E così la difesa, che pure nell'ultimo mese aveva retto bene, è andata in affanno, ancor di più quando è uscito Monaco che nelle settimane precedenti aveva messo più di una pezza rimediando agli errori di Tuia e di due terzini che, per caratteristiche, stanno facendo fatica. Bravi i granata del Nord a "regolarsi di conseguenza", tutto troppo facile per i ragazzi di Venturato che, al pari dell'Empoli, giocano il miglior calcio della categoria andando a nozze in trasferta, quando ci sono spazi a disposizione da sfruttare.
Il 4-3-1-2 del Cittadella è stato molto efficace: terzini alti per tenere bassi gli esterni granata, Iori a dettare i ritmi della manovra aiutato dai due centrali difensivi, trequartista a svariare su tutto il fronte offensivo eludendo la sterile marcatura dei mediani di casa, attaccanti abili a dettare la profondità senza disdegnare giocate in ampiezza atte a creare superiorità numerica sulle fasce e inserimenti dalle retrovie, in pratica lo stesso copione della gara di andata persa nettamente dalla Salernitana anche sul piano tattico. Nella prima frazione di gioco della Salernitana di Colantuono non si è visto praticamente nulla: pochissimi cross, nessun tiro in porta, sovrapposizioni col contagocce, qualche lancio lungo di troppo nel vuoto e distanze tra i reparti rivedibili. Il più in sofferenza di tutti era Minala che, per tutto il campionato, ha palesato molti limiti in fase di non possesso. A sinistra il Cittadella ha fatto tutto quello che voleva, forte della fisicità di Arrighini (che ha stravinto il duello con Tuia), della rapidità di Schenetti e della determinazione di Kouamè, ben supportati nella costruzione del gioco da Settembrini e Bartolomei, preferito a Pasa per la capacità di abbinare quantità e qualità. Il gol del vantaggio ospite era la fotocopia del momento psicofisico attraversato dalla Salernitana: pallone in verticale di facile lettura, errata interpretazione della tattica del fuorigioco, inserimento tra Casasola e Tuia di Schenetti e 0-1 facile facile, complice anche l'infortunio di Monaco che non gli ha permesso di essere rapido nel movimento in uscita. La reazione granata tardava ad arrivare e nemmeno l'ingresso di Schiavi destava dal torpore una difesa letteralmente irriconoscibile. Il Cittadella, con il minimo sforzo, controllava il campo, faceva circolare il pallone con rapide triangolazioni e pescava il raddoppio: corner battuto dalla destra, nessun calciatore granata rispettava la marcatura, Radunovic usciva a vuoto e Salvi segnava il più facile dei gol. Difficile capire come si possa subire una rete così, lasciando liberi 3-4 calciatori avversari nell'area piccola senza opporre resistenza.
Dopo il cambio di Rosina la Salernitana non ha prodotto più nulla
Nella ripresa Colantuono manteneva gli stessi uomini disegnando una sorta di 3-4-1-2 per permettere a Vitale di spingere di più. Con Palombi, però, sembrava quasi di giocare in inferiorità numerica perchè mancava l'attaccante cattivo agonisticamente e piazzato fisicamente che potesse far salire la squadra e favorire il gioco sulle fasce. Lo stesso Sprocati era l'ombra di sè stesso e faticava a trovare una posizione: il mister lo preferisce centrale, nell'era Bollini aveva fatto la differenza partendo dall'esterno e accentrandosi col piede opposto per cercare il tiro sul secondo palo. Fortunatamente, però, almeno sul piano della determinazione si intravedeva qualcosa in più, ma quando fisicamente non sei al top anche le gambe e la mente ne risentono: lecito chiedersi se sia stato giusto cambiare pochissimi interpreti pur essendo alla terza partita in sette giorni e con 25 gradi all'ombra. Con tutti i suoi difetti, però, la Salernitana trovava l'1-2 con Schiavi sugli sviluppi di un calcio d'angolo ben battuto da Kiyine, altro giocatore visibilmente stanco, ma tenuto in campo per 90 minuti. Per un quarto d'ora i granata, spinti dal pubblico, finalmente riuscivano a riversarsi nella metà campo avversaria pur costruendo poco e l'ingresso di Rossi per il fischiatissimo Palombi produceva soltanto un'occasione: assist di Rosina, inserimento perfetto del golden boy laziale e colpo di testa a lato di un soffio.
Il rigore regalato al Cittadella- e parato da Radunovic- e la successiva e incomprensibile sostituzione di Rosina per Bocalon spegnevano definitivamente la Salernitana, sempre seconda sul pallone, surclassata a centrocampo, beffata per la terza volta con un'azione che si ripete nel tempo (Vitale non copre, i due centrali perdono la marcatura, Casasola non fa la diagonale) e a rischio poker nel finale, quando Schenetti ha colpito un palo clamoroso sfruttando l'ennesimo movimento sbagliato di Tuia e Vitale. I fischi finali rispecchiano un match tra i peggiori dell'era Lotito-Mezzaroma e che potrebbe porre qualche interrogativo sul futuro del mister.
Gaetano Ferraiuolo
