La tattica: approccio da grande, troppo sterili in avanti

Centrali difensivi attenti, ma tante responsabilità collettive sulla rete del pareggio

Salerno.  

E' opinione abbastanza diffusa- e condivisibile- che la Salernitana abbia disputato ieri una buona partita sul sempre difficile campo di Perugia a cospetto di un avversario che all'andata costò la panchina a Bollini e che con merito, nonostante tanti alti e bassi talvolta clamorosi, si giocherà la serie A attraverso i play off. Quella di Colantuono, dunque, si conferma una Salernitana tosta per tutti in trasferta; non a caso il trainer granata ha conquistato risultati di prestigio a Bari, Frosinone e, appunto, Perugia mettendo in grossa difficoltà anche l'Empoli capolista in una situazione di emergenza. Guardando le statistiche emerge un dato inequivocabile: per il numero di occasioni prodotte gli umbri avrebbero forse meritato qualcosina in più, del resto Radunovic ha compiuto almeno quattro interventi strepitosi e tutti gli hanno consegnato la palma di migliore in campo. Al netto, però, di una sterilità offensiva e dello zero alla casella dei tiri verso lo specchio dal gol di Rosina in poi, gli ospiti hanno per oltre un'ora tenuto il campo con autorevolezza e con il piglio della grande, per nulla mentalmente in vacanza dopo i positivi risultati del pomeriggio e anche con quella cattiveria agonistica che a volte è mancata finanche tra le mura amiche. Il 3-5-1-1 disegnato da Colantuono ha permesso in fase di non possesso di limitare le giocate e gli inserimenti dei centrocampisti del Perugia, abile a mettere in difficoltà la Salernitana soprattutto con il continuo movimento di Mustacchio sull'esterno e con la fisicità di una coppia d'attacco che sta facendo davvero la differenza. L'approccio era stato difficile, con tre palle gol per i biancorossi in tre minuti: palo, Mantovani e Radunovic hanno evitato il peggio, ma nella circostanza era palese la difficoltà di Alessandro Tuia nell'uno contro uno. Con il passare dei minuti, però, i granata sono stati più spavaldi, merito di un Akpro che ha compreso le difficoltà della linea mediana e che si abbassava con frequenza per dare una mano a Signorelli che, in fase difensiva, palesava limiti e lentezza che favorivano il gioco avversario. Non a caso la Salernitana ha segnato appena ha alzato il baricentro permettendo ai terzini di spingere: lungo traversone di Vitale da sinistra, taglio centrale di Casasola con un movimento da centravanti puro, respinta d'istinto di Leali e ribattuta vincente di Rosina,bravo a farsi trovare al posto giusto al momento giusto.

Da quel momento in poi il copione della partita era abbastanza facile da leggere: marcatura quasi ad uomo dei tre centrocampisti granata sui tre "colleghi" perugini, Monaco stretto su Cerri e raddoppio puntuale di Mantovani per Tuia su Di Carmine, il modo migliore per evitare che il golden boy scuola Torino potesse soffrire eccessivamente lo strapotere fisico degli avversari. Bravi anche Vitale e Casasola a leggere le situazioni con intelligenza, capendo quando spingere e quando indietreggiare per contenere le sfuriate di un Mustacchio quasi imprendibile. Come detto, però, ne risentiva la fase offensiva, dal momento che a Bocalon veniva chiesto principalmente di far salire la squadra con un prezioso e dispendioso gioco di sponda atto a favorire i tagli delle mezz'ali e degli esterni bassi o di un Rosina a tutto campo e sul quale Breda raddoppiava costantemente la marcatura proprio per evitare il contropiede. Fatta eccezione per qualche mischia e per un rigore non concesso, il Perugia costruiva ben poco fino al 45' per poi presentarsi in campo alla ripresa con un atteggiamento diverso. L'immediato pareggio nasce da un errore collettivo che si ripete con una certa frequenza: avanzata di Pajac tra Akpro e Casasola (troppo morbidi nella marcatura), cross preciso per Di Carmine lasciato colpevolmente solo sia da Tuia, sia da Vitale (che non legge la diagonale) proprio mentre Monaco saliva in ritardo senza applicare la tattica del fuorigioco. Breda a quel punto ci credeva e alla lunga quasi se la giocava con cinque punte grazie all'inserimento di Diamanti e di Terrani, bravissimi a svariare sul tutto il fronte offensivo anche a costo di arretrare il raggio d'azione senza mai permettere alla Salernitana di ripartire come Colantuono sperava.

L'assedio degli ospiti poteva essere spezzato inserendo magari un calciatore con le caratteristiche di Sprocati, bravo a partire dalle retrovie e a creare superiorità numerica, ma il mister preferiva Odjer e Rossi per Minala e Bocalon costringendo l'enfant prodige laziale a giocare a trenta metri di distanza dalla porta senza mai ricevere un pallone giocabile. Tutto a vantaggio di un Perugia che di chance ne costruiva cinque, imbattendosi quattro volte in un super Radunovic e mancando la rete con Cerri su corner a tre metri dalla porta ormai vuota. Un assalto all'arma bianca che metteva in mostra la determinazione e la ferocia agonistica della difesa, ma anche qualche limite strutturale: Mantovani, come detto, soffriva la fisicità avversaria, anche Casasola alla lunga calava e non a caso dalla destra arrivavano i maggiori pericoli per gli ospiti. L'1-1, però, è meritato riconoscimento per una Salernitana umile, forse timida, ma che ha interpretato la partita con scioltezza senza regalare nulla al Perugia.

Gaetano Ferraiuolo