Se si commenta a caldo quanto accaduto oggi pomeriggio dopo la fine della partita con l'Entella si rischia di commettere l'errore di vedere tutto in chiave negativa: Lotito arrabbiato, tifosi in contestazione, botta e risposta che non ha portato a nulla e prese di posizioni alquanto nette e che resteranno tali fino al termine della stagione dimenticando che la Salernitana si è assicurata il quarto anno consecutivo di B. Questo lo lasciamo al popolo social, quello che davvero strumentalizza tutto restando comodamente seduto a casa, che aveva già bollato come "bidone" Akpro, che parlava di Rosina come ex giocatore e che addirittura si dice pronto a tornare in terza categoria pur di "liberarsi" dell'attuale proprietà. Se invece provassimo a fare un discorso costruttivo estrapolando dal contesto le cose positive potremmo arrivare a questa sintesi: bene ha fatto la curva Sud, nella persona del leader Mino Caputo, a chiarire che "Salerno non è la Lazio", che ci vuole rispetto a prescindere dai risultati conseguiti e che i veri tifosi meritano obiettivi prestigiosi e non soltanto salvezze tranquille, bene ha fatto anche Lotito a metterci la faccia in un momento così delicato accettando il confronto e provando a rassicurare tutti. Certo, con i suoi consueti "tormentoni" e senza mai parlare apertamente di salto di categoria, ma rassicurando tutti circa la volontà di allestire una rosa competitiva e in grado di ritrovarsi in alto. Perchè, come i patron hanno sottolineato fino alla noia, è nell'interesse di un imprenditore serio arrivare conquistare il massimo per capitalizzare al meglio l'investimento effettuato.
Oggi si sta perdendo di vista un concetto di base alquanto elementare: la promozione della Salernitana in serie A sarebbe un grande vantaggio per tutti. Per la città, in costante crescita su tanti aspetti e ormai matura per vivere un campionato di quel livello. Per la tifoseria, che ha nello zoccolo duro quel valore aggiunto in grado di fare la differenza. Per la società e per la dirigenza che, a quel punto, entrerebbero davvero nella storia per aver preso un club senza palloni arrivando in A in meno di 10 anni. La speranza, dunque, è che il "vattene" intonato con rabbia dagli ultras possa essere vissuto dalla proprietà come uno stimolo ulteriore per dimostrare con i fatti che, al netto di stipendi pagati con regolarità e di un percorso vincente che ormai tutti conosciamo a memoria (ma che non va affatto sottovalutato), ora dovrà alzare l'asticella a suon di investimenti per lanciare un segnale a tutti. Ai seimila di oggi, che pur delusi hanno spinto e sostenuto la squadra del cuore dal primo al novantesimo costituendo il dodicesimo uomo in campo. A chi, pur amando visceralmente i colori granata, si è progressivamente allontanato dallo stadio e va incentivato con un atteggiamento propositivo, positivo e volto a coinvolgere la piazza 365 giorni all'anno attraverso una serie di iniziative promozionali e di marketing.
L'equilibrio nei giudizi, la necessità di formare una squadra forte in tempo breve
Traendo da questa stagione comunque al di sotto delle aspettative (si era parlato di progetto triennale, ma in questa pazza serie B salvarsi non era scontato per nessuno) insegnamento per il futuro. Una base di partenza c'è, gente come Schiavi, Bernardini, Casasola, Mantovani, Vitale, Pucino, Odjer e Rosina troverebbe spazio in qualunque squadra ambiziosa in cadetteria e basterà inserire 3-4 tasselli di qualità assoluta e qualche giovane di prospettiva per divertirsi per davvero, senza trascurare strutture e settore giovanile che sono tema quotidiano di discussione in società. Siamo certi che Salerno, oggi delusa e arrabbiata per tante cose, saprà valutare con serenità ed obiettività l'operato dirigenziale e societario nel mercato estivo. La palla passa a Lotito e Mezzaroma: dietro la contestazione odierna c'è uno smisurato amore per la maglia, c'è la voglia matta di essere protagonisti, c'è la consapevolezza di non avere nulla in meno di realtà come Udine, Bergamo, Cittadella, Venezia e Crotone che stanno spadroneggiando da tempo. Ma che non hanno un pubblico come quello granata alle spalle. Un pubblico che però dovrà essere più equilibrato: non è possibile che l'erba del vicino sia sempre più verde, che le vittorie del passato vengano giudicate in modo quasi semplicistico, che si rimpiange sempre chi c'era prima e che ora sui social ci si riscopra direttori sportivi, talent scout, allenatori, responsabili marketing ed esperti di comunicazione e servizio d'ordine. Tutto è migliorabile, chi ama davvero la Salernitana ha diritto e dovere di criticare. Provando, però, nel rispetto delle idee di tutti a trovare una linea comune e costruttiva. Perchè, a prescindere dagli errori commessi e da qualcosa che va assolutamente corretto, dal punto di vista economico pochi in Italia possono permettersi un tandem come Lotito e Mezzaroma...
Gaetano Ferraiuolo
