Ci sono squadre destinate a restare nella storia per i campionati vinti o per le salvezze raggiunte, formazioni quasi snocciolate a memoria da vecchie e nuove generazioni che verranno sempre ricordate con immenso affetto e con stima umana e professionale. Ce ne sono altre, però, che in bacheca non hanno messo nessun trofeo, che non sono riuscite a centrare il salto di categoria, ma che occuperanno per sempre un posto nel cuore di un pubblico che, come spesso rimarcato anche dagli addetti ai lavori, riesce ad osannare presidenti, allenatori, dirigenti e giocatori a prescindere dai risultati, ma a patto che onorino la maglia dal primo allenamento all'ultimo minuto di recupero dell'ultima partita. E così, ancora oggi, quella 2010-11 è ricordata come la "Salernitana degli eroi", un gruppo che dovrebbe far scuola per i valori che ha saputo incarnare e che, tra mille difficoltà e senza percepire un euro di stipendio, decise di mettere da parte qualsivoglia interesse personale con la consapevolezza che solo la promozione in serie B avrebbe permesso alla società di evitare- forse- il fallimento ed il salto all'indietro finanche senza segni distintivi. E dopo un girone di ritorno da brividi e ricco di emozioni, partito con la contestazione dei 1500 col SudTirol e chiuso con il trionfo interno col Gubbio in un Arechi gremito, la matematica certezza della qualificazione play off nonostante il -6 arrivò esattamente il sei maggio di 7 anni fa, quando la Salernitana, scortata da un migliaio di fedelissimi, espugnò il "Giglio" di Reggio Emilia vincendo un autentico scontro diretto.
In caso di sconfitta, infatti, la compagine granata avrebbe rischiato davvero grosso, a cospetto di una Reggiana che aveva ben figurato all'Arechi e contro tutte le big del torneo e che poteva contare su gente del calibro di Manfredini, D'Alessandro, Saverino e Guidetti, gente che all'epoca spadroneggiava in Lega Pro e che aveva caricato a dovere l'ambiente in settimana. Fu, però, una delle prestazioni migliori della Salernitana, un dominio incontrastato dal primo all'ultimo minuto e che portò mister Mangone ad ammettere, in sala stampa, la superiorità dell'avversario. Il gol del vantaggio arrivò ad inizio ripresa, lo siglò il giovane Altobello inserendosi perfettamente sugli sviluppi di un calcio di punizione magistralmente calciato da Carrus. Dopo l'ingresso di Aurelio gli ospiti sfiorarono il raddoppio almeno quattro volte senza rischiare nulla, una prova autorevole e tatticamente perfetta che scatenò l'esultanza di Breda, le lacrime di Nicola Salerno e la festa liberatoria sotto la Sud: un momento emozionante come pochi, chi era presente ancora oggi racconta quel pomeriggio con la pelle d'oca e la consapevolezza che quel gruppo resterà sempre nella storia granata.
Reggiana-Salernitana 0-1
Marcatore: 60’ Altobello
Reggiana: Manfredini; Aya (56’ Maritato), Zini, Mei; D’Alessandro, Maschio, Saverino (63’ Temelin), Lanna; Esposito, Viapiana; Guidetti (80’ Chinellato). (Offredi, Arati, Migliaccio, Bovi). All.: A. Mangone.
Salernitana: Caglioni; Altobello, Jefferson, Accursi (82’ Peccarisi); D’Alterio, Carrus, Montervino, Pippa; Fabinho (74’ Aurelio), Fava (77’ Litteri), Ragusa: (Iuliano, Franco, Szatmari, Montella). All.: R. Breda.
Arbitro: Gavillucci (Latina)
Ammoniti: D’Alessandro, Aya, Mei, Lanna, Caglioni, Montervino e Pippa.
Spettatori: 5012, di cui 730 da Salerno
Gaetano Ferraiuolo
