Ha deciso di porre fine alla propria esistenza terrena in silenzio, senza far rumore, quasi come se non volesse "dare fastidio" e passare inosservato. Proprio come accadeva in campo: mai un litigio, mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento fuori dalle righe pur essendo riconosciuto all'unanimità come capitano e simbolo tecnico e caratteriale. Quando Salerno sportiva, 24 anni fa, si svegliò apprendendo la notizia della morte di Agostino Di Bartolomei si fece davvero fatica a trattenere le lacrime, un mix tra rabbia ed incredulità che ancora oggi accompagna migliaia e migliaia di tifosi che, grazie a lui, hanno festeggiato la promozione in serie B del 1990 e che lo ricordano con affetto ed immensa commozione. All'epoca la Salernitana, la sua Salernitana, era impegnata nella lotteria dei play off e giocava proprio all'Olimpico contro la Lodigiani, stadio nel quale vinse uno scudetto e che lo ha amato follemente e per tanti motivi. "Semplicemente...guidaci ancora Ago" si leggeva in una curva Nord interamente colorata di granata e in tanti volsero lo sguardo verso il cielo quando i granata siglarono sul rigore la rete dell'1-1 avvicinandosi a grandi passi verso quella promozione, festeggiata con minor trasporto emotivo proprio per quella tragedia che non poteva e non doveva passare in secondo piano.
Era una mattina come tante, raccontano le cronache dell'epoca. Di Bartolomei si alzò dal letto verso le 8 mentre la moglie riposava, prese una pistola e sparò un colpo dritto al cuore. Una tragedia, un gesto che ancora oggi trova poche spiegazioni razionali, forse dettato anche dal cinismo del mondo del calcio che oggi ti porta in cielo e domani dimentica chi sei stato, chi sei e cosa hai dato all'intero movimento. Bene fece la Salernitana di Lombardi a sceglierlo come simbolo della campagna abbonamenti 2007-08, con la moglie Marisa invitata alla grande festa di Piazza della Concordia e visibilmente commossa per l'ovazione della folla e per quel coro "Ago, Ago, Ago, Agostino gol" cantato anche dalle nuove generazioni che hanno conosciuto le sue gesta soltanto attraverso il racconto dei genitori e dei nonni. Del resto non c'è tifoso della Salernitana che non lega un ricordo della propria vita a quell'uomo così semplice, così introverso, ma allo stesso tempo così buono di cui oggi la società avrebbe tanto bisogno. Dal gol di Brindisi alle esclusioni per scelta tecnica senza mai alzare la voce, senza mai abbassare la guardia negli allenamenti, altro che i giovani d'oggi che per mezzo campionato discreto chiedono miliardi, cessione e aumenti di stipendio. C'era riconoscenza in quell'uomo, quella riconoscenza che lo sport non ha saputo dargli. Perchè forse interessa più il "personaggio", quello che "fa notizia". Nel suo essere un campione, invece, Ago era una sorta di "anti-divo", uno che viveva la sua professione nel rettangolo verde e non davanti alle telecamere. Bene ha fatto Salerno a ricordarlo e onorarlo sui social questa mattina, "spesso passano davanti casa tifosi di Salernitana e Roma e urlano un "grazie Agostino" che mi commuove smepre" ha ricordato la moglie Marisa che ringraziò Lotito e Mezzaroma per la scelta di festeggiare la prima coppa Italia della storia con la maglia stile anni Novanta in suo onore. E siamo certi che i festeggiamenti per il centenario non possano prescindere dal ricordo del grande, immenso Agostino...
Gaetano Ferraiuolo
