Quando sono usciti insieme dall’ascensore di Palazzo di Città, è come se il tempo fosse tornato indietro di oltre vent’anni. E, in particolare, a quelle pagine di storia scritte negli anni Novanta che ancora oggi rappresentano uno dei tasselli più importanti della storia granata. Delio Rossi e Aniello Aliberti si sono ritrovati questa sera a Palazzo di città. «Torno spesso a Salerno, non solo nell’occasione di stasera, la frequento, ci giro. Con Delio ci sentiamo al telefono, era un po’ che non ci vedevamo», ha raccontato l’ex patron Aniello Aliberti che, come da tradizione, ha glissato sul presente («Non la vedo la Salernitana perché purtroppo non vedo il calcio»), soffermandosi sugli anni trascorsi alla guida del club. «Il ricordo più bello è sicuramente la promozione in serie A. É stata la punta di diamante di 11 anni, tutti bellissimi, una storia d’amore che credo sia difficile che si possa riproporre», ha detto l’imprenditore vesuviano che, alla vigilia del derby del “Menti” si è soffermato anche sulla finale play-off Juve Stabia-Salernitana dopo la quale iniziò la sua avventura alla guida della Salernitana. «Non c’ero al San Paolo, l’ho vista in tv come voi, ho rivissuto le immagini, posso immaginare cosa c’era a Salerno in quelle giornate». Non è mancato un simpatico aneddoto: «Nell’anno della promozione in serie A, ogni venerdì sera, per un fatto scaramantico insieme a Rossi mangiavamo un risotto che dire che faceva pietà era poco ma eravamo costretti a mangiarlo ogni volta per scaramanzia. Una sera gli dissi, ‘mister forse è meglio che qualche partita la perdiamo’».
Aliberti, infine, si è soffermato anche sulla recente vicenda legata alle restrizioni prima applicate e poi revocate per il derby di Castellammare di Stabia. «Sono le manovre che quelli della politica del calcio hanno praticato in questi ultimi 20 anni. Tessera del tifoso, tornelli, nominativo. Cosa cambia sapere a che posto sei seduto? Hai ammazzato la passione popolare, il calcio è del popolo, non della politica calcistica. Chi ama il calcio deve avere la libertà di potersi muovere, decidere da solo, lasciate vivere lo sportivo, il tifoso, in maniera semplice».
