"Vestuti, solo la passione ti ha fatto tremare, non la terra"

Gli ultras della vecchia guardia della Salernitana ricordano il terremoto del 1980

vestuti solo la passione ti ha fatto tremare non la terra
Salerno.  

Era una domenica come tante prima che la terra iniziasse a tremare per novanta, interminabili, secondi. La Salernitana aveva pareggiato allo scadere contro la Turris. E la Salerno sportiva era ancora inebriata di gioia per quel guizzo di Zaccaro all'ultimo respiro. Nessuno mai, però, avrebbe immaginato che di lì a poco la storia sarebbe cambiata. E il vecchio stadio Vestuti, che ogni domenica ospitava migliaia di cuori granata, sarebbe divento un "porto sicuro" nel quale approdare. Gli ultras della vecchia guardia della Salernitana, attraverso la pagina social del Direttivo Salerno ("Salerno - A Difesa della Nostra città") hanno voluto raccontare i ricordi di quel 23 novembre 1980.           

La vecchia guardia racconta.
FATE PRESTO…..PER SALVARE CHI E’ ANCORA IN VITA; PER AIUTARE CHI NON HA PIU’ NULLA!!!
Così titolava il MATTINO il giorno seguente
Che caldo quella Domenica sera, troppo calda per essere fine Novembre;
E come scordare quella luna così rossa quella Domenica?, troppo rossa.
Pensavamo fosse una domenica come tante. NON era una domenica come tante e i ricordi, quei ricordi a distanza di 40 anni, chi ha vissuto quei terribili attimi, ancora li rivive con paura e terrore.
Comuni come Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania nemmeno sapevamo esistessero, imparammo a conoscerli nel modo più crudo e tremendo.
Ore 19.34, 90 interminabili secondi il tentativo di fermare un armadio che sembra arrivarti addosso, una voce di un papà che esce dal bagno dove era intento a fare la barba che urla FUJMM O TERREMOT. Un boato, odore acre di terra bruciata e case che crollavano, noi non lo sapevamo, non potevamo saperlo. Era la puzza del terremoto.
Pensavamo fosse una domenica come tante e come tante domeniche eravamo lì al solito posto allo stadio Vestuti.
Sempre odiato il Vestuti. Che detta oggi, in tempo di revival e nostalgia, suona blasfemo. Solo che ho la maledizione della vividezza dei ricordi.
Quel giorno era diverso, come l’aria percepisse una diversa elettricità. Che sia una giornata stercorea te ne accorgi dalla Turris che segna con Capogna (non ho ancora metabolizzato, ve l’ho detto la memoria è un pugno allo stomaco che neanche un camion di gastroprotettori può lenire).
Poi ci pensa Zaccaro al 90’ (pagherei per ritrovare l’ingenuità di una gioia infinita per un gol di Zaccaro allo scadere per un pareggio con la Turris…) e pensi che è una giornata storica…lo sarebbe diventata, eccome.
Solito rituale, pastarelle domenicali e 90° minuto e poi la partita in Tv. Per i malati di calcio la domenica perfetta, nessun collegamento con l’overdose del calcio senza anima e di plastica di oggi, ma tracotante di passione e magia Forse il fatalismo della mia generazione e il seguente carpe diem che si visse negli anni 80 e 90 nasce da lì. La sensazione che la vita non dipenda da te ma dal fato. Perché magari non è sempre così ma “la ciorta” aiuta, eccome se aiuta…
Eccolo il Vestuti, di nuovo, solo che stavolta ci stai dentro, no non sui gradoni, quei gradoni che sono il luogo della passione e dell’identità. Gradoni vuoti e surreali, spettrali come un teatro vuoto e dove le parti sono invertite e gli spettatori sono diventati attori. Quello che era un catino tra i palazzi ti sembra uno spiazzo di salvezza (la speranza che se fossero crollati i palazzi comunque i detriti non potevano arrivare fino lì dentro), forse in quel giorno è diventato casa. Sapevi che potevi correre dentro ed eri salvo e lo cercavi da qualsiasi parte come se fosse un punto cardinale.
Beh, voglio dirtelo oggi, caro vecchio brutto Vestuti, che hai visto nascere la mia SALERNITANITA’ reale dopo quella anagrafica. Non mi sei mai piaciuto e la tua stranezza architettonica l’ha mascherata la fede di un popolo, te lo dico senza remore che io e te possiamo non mentirci ed essere veri, perché ci conosciamo, eccome se ci conosciamo. Però oggi ti voglio ringraziare perché dentro di te mi sono sentito protetto in quei giorni, e le linee di quel campo solcato e sfregiato dalle ruote di auto che oggi appartengono alla memoria, erano per la mia mente un confine invalicabile. Niente può passare da lì, non possiamo perdere, giochiamo in casa e ci sarà uno Zaccaro al 90’.
Brutto, amato e odiato Vestuti, solo la passione ti ha fatto fremere e tremare, non la terra.
Grazie
Pensavamo fosse una domenica come tante. NON era una domenica come tante
Salerno, 23 novembre 2020
DIRETTIVO SALERNO