Una vittoria pesante. Un urlo di speranza. La Salernitana dimostra di essere viva, di volere la salvezza a tutti i costi. Il successo con il Modena è pesante per la classifica, per il morale sotto i tacchi dopo il ko amaro di Cesena, per uno spogliatoio che ha vissuto il triplice fischio finale come una vera e propria liberazione. La gioia sotto la Curva Sud Siberiano e gli abbracci tra calciatori, staff tecnico e dirigenza è la fotografia di quanto fosse necessario trovare nuova linfa per affrontare le nove finali che dividono la Bersagliera dal traguardo con un altro spirito.
Dal sabato dell’Arechi però emerge con forza anche la necessità della squadra di aggrapparsi ai propri elementi di maggiore esperienza. Uno per reparto. In porta Christensen ha trovato il suo terzo clean-sheet in granata, meno impiegato del solito ma pur sempre una garanzia soprattutto in uscita, leggendo le giocate in profondità del Modena. Ferrari è ritornato ad essere il leader difensivo ed emotivo della squadra: prestazione impeccabile, tenendo in piedi la squadra nei momenti di difficoltà.
Il centrocampo invece ruota intorno a Soriano. Dopo un lungo periodo inspiegabile in naftalina, l’italo-tedesco si è preso la Salernitana. Architetto del gioco granata, autore del gol che ha ridato vita all’intero ambiente. Da ieri il numero 21 è anche il capocannoniere della Bersagliera, con Breda consapevole di aver trovato la mezzala di qualità e colpi che tanto ha cercato sin dall’inizio della sua avventura sulla panchina granata.
E infine gli applausi scroscianti che l’Arechi ha destinato a Cerri. Nel primo tempo due occasioni nitide per far gol sprecate. I fantasmi di Cesena però sono stati scacciati via da una prova maiuscola nel secondo tempo, alleggerendo la pressione del Modena, facendo salire la squadra, sacrificandosi fino all’ultima goccia di energia per una vittoria troppo importante per il presente e per il futuro del campionato granata.
