Corruzione, il funzionario: mai agevolato quegli imprenditori

Tre ore di interrogatorio. Renato Pingue ha risposto a tutte le domande del gip.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Nessuna corruzione in cambio di agevolazioni agli imprenditori. Lo ha spiegato, in oltre tre ore di interrogatorio, Renato Pingue, capo dell'Ispettorato interregionale del Lavoro di Napoli. I carabinieri di Avellino lo hanno arrestato con l’accusa di aver "chiuso un occhio", in cambio dell'assunzione del figlio, durante i controlli alle aziende Antonio Capaldo spa e  Natana doc. Pingue oggi ha spiegato al gip: nei confronti dell’azienda irpina è stato eseguito tutto il protocollo. C’erano state anche diffide ispettive ed elevate sanzioni. Come confermato, dallo stesso Capaldo. Il legale rappresentante dell'azienda, attraverso il suo avvocato Luigi Petrillo, ha spiegato a Ottopagine.it come Pingue gli abbia applicato una multa di circa sei milioni di euro. Nel maggio del 2016, già diverso tempo dopo l'assunzione in azienda del figlio del capo degli ispettori.

L'avvocato Ettore Freda e il collega Giuseppe Fusco hanno chiarito l’aspetto tecnico delle contestazioni. E spiegato come Pingue non abbia commesso illeciti:  quando era direttore della direzione territoriale di Avellino. Anche nelle comunicazioni agli operai: contestate dai sostituti procuratori, Cecilia De Angelis e Luigi Iglio, e dal capo della Procura avellinese, Rosario Cantelmo. L’accusa sostiene che i lavoratori abbiano firmato delle conciliazioni senza conoscere informazioni fondamentali. E dopo essere stati minacciati, direttamente e indirettamente, dagli imprenditori finiti nell’inchiesta. Una indagine che è solo all'inizio: come rivelato dagli "omissis" nell’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari.

Pingue ha respinto le dichiarazioni di un suo ex sottoposto all’Ispettorato di Avellino. L’uomo aveva parlato di minacce velate per spingerlo a "chiudere un occhio" durante i controlli. Una versione smentita con forza dal dirigente.  Gli avvocati, al termine dell’interrogatorio, hanno chiesto la revoca o la sostituzione degli arresti domiciliari con una misura più lieve. Sulla questione l’ultima parola spetterà al gip. Intanto gli imprenditori finiti nell’inchiesta, convinti di aver subito un grave torto, sono pronti a impugnare i sequestri subiti dinanzi ai giudici del Riesame. La Procura ha congelato dei conti per quasi due milioni di euro.