Ciampi, addio dopo 5 mesi: tra vele, post e programma copiato

Sindaco sfiduciato. In cinque mesi gaffe clamorose. Che i Cinque stelle non possono ripetere.

Un'esperienza partita male, con una minoranza costante. E la volontà di non scendere a compromessi. Nel mezzo diversi errori. Alcuni davvero eclatanti.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Cinque mesi e l'esperienza amministrativa di Vincenzo Ciampi si è già conclusa. Oggi pomeriggio è stata votata la sfiducia al primo cittadino. L'epilogo – dopo le prime settimane – era annunciato. Zero compromessi con l'opposizione, la maggioranza dei consiglieri pronta a bocciare qualsiasi proposta. Sul dissesto la decisione passa ora al commissario prefettizio. Amministrazione "guidata" dall'esterno fino alle prossime elezioni. Nel mezzo tanti errori. Alcuni davvero clamorosi. Spesso emblematici di una approssimazione e inesperienza alla vita amministrativa. Errori da non ripetere se, davvero, i cinque stelle vogliono ritentare la scalata allo scranno più alto di Piazza del Popolo.

Un'estate "infuocata"

I guai iniziano a metà agosto. Quando esplode il caso “Vele”. In consiglio non viene raggiunta la maggioranza per una mozione decisiva a organizzare il ferragosto. Il sindaco annuncia: «La città deve sapere. Manifesti con volti di chi ha votato no». C'è chi pensa a una frase infelice. Ciampi – dicono in tanti – ha poca esperienza e si è “fatto prendere la mano”. Il sindaco capisce di averla “sparata grossa”. E il giorno dopo chiede scusa. Ma il “meglio” deve ancora venire. I manifesti “6x3” spuntano davvero. Il Movimento 5 stelle ( i deputati Carlo Sibilia e Michele Gubitosa con il senatore Ugo Grassi) li rivendica: un'operazione verità è necessaria. Il sindaco fa retromarcia: «Non si può certo pensare – dice - che il gruppo politico del Movimento Cinque Stelle non possa decidere come comunicare, nella maniera più adeguata, la sua visione politica. Quale sarà il prossimo passo? La richiesta di farci chiudere i nostri profili Facebook?».

Già, facebook. La piattaforma privilegiata alla quale affidare progetti, commenti e critiche. Una scelta che, spesso, si rivelerà un boomerang. Come quella volta che, dopo appena sette giorni dal caso “vele”, in città si parla di infrastrutture. Una questione ritornata d'attualità dopo la tragedia di Genova, con il crollo del ponte Morandi. E' allora che il sindaco chiede «la collaborazione gratuita di un professionista di provata competenza» per verificare «l'efficienza» del Ponte della Ferriera. Un vespaio di critiche. La vicenda approda sui media nazionali. Anche l'ordine degli architetti insorge: «La verifica strutturale di un ponte è una prestazione professionale di straordinaria importanza che incide sulla sicurezza dei cittadini. Non può essere gratuita». L'amministrazione cerca di correggere il tiro. Si tratta solo di un “restauro”. Purtroppo, però, la frittata è fatta.

Una settimana dopo, ecco un'altra gaffe. L'autunno è alle porte. Dopo un immobilismo durato diverse settimane, l'empasse sembra terminata. L'amministrazione Ciampi non ha la maggioranza, ma è pronta a lanciare il suo percorso di cambiamento. Vengono annunciate le linee programmatiche. Ci sono proposte ambiziose e condivisibili. Il sindaco vuole rendere la città “più viva, più forte, più smart e a misura di giovani”. Peccato che, proprio quel programma, esista già. Ed è stato in larga parte copiato da quello di Verona. Dove, per inciso, il testo non ha mai visto la luce. Il motivo: troppo generico e superficiale. A far esplodere il caso è la collega Roberta Mediatore. Ma l'eco della vicenda si amplifica velocemente e rimbalza su tutti i media nazionali: Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica. L'amministrazione Ciampi è riuscita a far parlare di sé, ma non come sperava.

E così il sindaco sceglie di affidare il suo malcontento alla rete. Ancora facebook: «Abbiamo ereditato una casa in fiamme e per spegnere l’incendio può capitare di urtare qualche soprammobile. Noi continuiamo a concentrarci per spegnere l’incendio. E per dare un futuro serio alla nostra città. I cittadini alle elezioni hanno chiesto a noi di farlo...e lo faremo».

Che succede ora?

La città è con noi: una costante che è emersa anche oggi, a margine del consiglio. Il primo cittadino si è detto fiducioso per la prossima campagna elettorale. Convinto che, se qualche errore c'è stato, non influenzerà la voglia dei cittadini di “mandare a casa il vecchio sistema”. Ma i dubbi sono tanti. Dopo questi cinque mesi nei quali il cambiamento, tanto auspicato, non si è neppure intravisto. Colpa dei numeri, certo. Ma anche e soprattutto di una volontà precisa: quella di non cercare la collaborazione in aula con quei consiglieri con programmi era sovrapponibili a quelli dei cinque stelle (ad esempio il gruppo Mai più di Luca Cipriano). L'amministrazione si è poi trincerata dietro una perenne sindrome di accerchiamento, buona per la campagna elettorale, ma sterile durante l'esperienza amministrativa. I cittadini aspettavano risposte e conferme che non sono arrivate.

Sullo sfondo resta la sensazione – ribadita oggi in aula anche dalle opposizioni – di un primo cittadino eterodiretto dal deputato, Carlo Sibilia. Un sindaco che non ha mai potuto dimostrare la propria competenza e il proprio valore. E che si è limitato a svolgere il compito che gli veniva dettato da qualcun altro. Una serie di considerazioni che lasceranno davvero indifferenti gli elettori? All'urna l'ardua sentenza. Intanto per Avellino iniziano altri mesi di immobilismo. Con una città ancora una volta ferma al palo.