Zeman: "Avellino? Dopo la morte di Ercolano ci trattarono diversamente"

Avellino-Foggia, il tecnico: "Loro la mettono sul contatto fisico. Ricordi? Gli schiaffi a Baiano"

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Avellino.  

Tornerà al “Partenio”, poi diventato “Partenio-Lombardi”, a 17 anni di distanza da quando lo faceva domenica dopo domenica, accomodandosi sulla panchina biancoverde. Per uno strano scherzo del destino Zdenek Zeman non ha mai incontrato l'Avellino dopo quell'esperienza, nella stagione 2003/2004, conclusa con la retrocessione in Serie B. Lo farà domani, alle 14,30, con il suo Foggia nella diciannovesima e ultima giornata di andata del girone C di Serie C.

Alla vigilia il tecnico boemo ha tenuto una conferenza stampa piena di contenuti e, come sempre, intrisa di contenuti mai edulcorati dalla diplomazia o dalle dichiarazioni di rito: “L’Avellino è la classica squadra di Braglia. Una squadra di carattere, aggressiva, che si basa molto sui contatti fisici. Speriamo di riuscire a evitarli spostando la palla prima che ci arrivino addosso. Hanno individualità importanti. Kanoute, per esempio, svaria su tutto il fronte d'attacco, la difesa è fatta di calciatori all'altezza. L'Avellino è la squadra che ha perso meno partite del campionato, solo una, ma ne ha pareggiate di più. Hanno preso pochi gol perché difendono con aggressività e non danno spazio agli altri. La mia preoccupazione è che ci lasciamo intimorire o cadiamo nelle provocazioni. Noi dobbiamo andare lì e giocare il nostro calcio”.

Avellino e Foggia: Noi siamo una squadra abbastanza giovane senza un grossa esperienza nel campionato. Loro sono tutti abituati a giocare in queste categorie ed hanno costruito una squadra per vincere il campionato, noi per competere e possiamo farlo”.

Ritorna una sfida dal sapore di altri tempi, Zeman offre una sua memoria: “Ricordo solo la doppietta di Baiano, ad Avellino, che prese poi anche gli schiaffi nel sottopassaggio perché l’anno prima giocava lì. Fu una buona partita”.

Gli indisponibili: “Alastra sarà pronto la prossima settimana mentre il recupero di Di Grazia e Merola è ancora un po’ più lungo. Per Markic aspettiamo altre visite per capire cosa si può fare. Sono abituato a lavorare con 15 giocatori, a Pescara eravamo 14 quando abbiamo vinto il campionato, quindi la formazioni si riesce sempre a farla. Anche se ne mancano 4 o 5 calciatori gli altri 20 sono a disposizione”.

La parentesi ad Avellino: “Ho ricordi misti, come sempre. Retrocedemmo, ma penso che non era da addebitare alla squadra, nel senso che nella squadra c’erano giocatori che hanno fatto una carriera importante come Kutuzov, Stroppa, Tisci, Nocerino, che poi è arrivato in Nazionale. I giocatori c’erano, abbiamo pagato molto la morte del tifoso napoletano (Sergio Erocalno, ndr) perché prima avevano deciso che si doveva rigiocare e poi hanno deciso di darci i 3 punti a tavolino. Da quel momento in poi siamo stati trattati diversamente. Ricordo con soddisfazione un 6-0 con il Verona. Anche lì c’era, stranamente, un’atmosfera brutta, Capparella quando segnò andò ad esultare sotto la Curva e gli tirarono delle pietre. Non succede dappertutto, quella volta è successo, purtroppo”.