"Il clan Sparandeo ha cercato di inquinare esito voto 2016"

Nel mirino le estorsioni a due imprenditori, un attentato incendiario e lo spaccio di droga

il clan sparandeo ha cercato di inquinare esito voto 2016
Benevento.  

Due estorsioni, un attentato incendiario, la droga. Il clan Sparandeo. E, in particolare, il ruolo di Corrado Sparandeo, classe '57. C'è questo ed altro nelle oltre 300 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare eseguita all'alba di oggi dalla Squadra mobile.

Epilogo di un'indagine che, pur di competenza della Dda perchè ipotizza l'associazione di stampo camorristico e l'associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, era stata avviata nel 2016 dal sostituto procuratore Assunta Tillo, con il mirino investigativo puntato dagli uomini della terza sezione della Mobile sulla campagna elettorale per le elezioni comunali a Benevento nel giugno del 2016. Un'inchiesta 'fertilizzata' da intercettazioni telefoniche ed ambientali (e dalle dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia), che avrebbe fatto "emergere fatti per i quali non sono state formulate delle specifiche contestazioni di reato", scrive il Gip, che ritiene però rilevanti le conversazioni perchè dimostrerebbero il presunto “tentativo di inquinare il voto” da parte di Sparandeo, indicato come presidente di un comitato elettorale di sostegno alla lista Alleanza riformista.

Un quadro che induce gli inquirenti ad attribuire a Corrado Sparandeo, che avrebbe però promesso voti anche ad esponenti di liste dell'opposto schieramento -uno dei candidati, pur eletto, si sarebbe lamentato del risultato conseguito-, la capacità di “rafforzare i legami con il mondo imprenditoriale locale e della politica”. Un clan che, “avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva”, avrebbe gestito illecitamente le aree di parcheggio nei pressi dello stadio, ed avrebbe riservato le proprie pretese a due imprenditori, ai quali sarebbe stato imposto il pagamento di una tangente.

Il titolare di una impresa che stava realizzando degli immobili nella zona di via dei Mulini sarebbe stato costretto tra il 2014 ed il 2018 a sborsare 34mila euro in più tranche, “per regolarizzarsi” ed evitare problemi e minacce. L'altro, nell'ottobre del 2017, 'invitato' a “mettersi a posto”, avrebbe tirato fuori 150 euro per le persone di “mezzo la strada”. Attenzione centrata, poi, sull'incendio che a Foglianise, nel luglio 2017, aveva danneggiato la Golf del contabile di una società.

Capitoli ai quali si aggiunge quello dello spaccio di sostanze stupefacenti, corroborato dai rapporti con due clan napoletani che avrebbero permesso l'acquisto ed il trasporto della droga da piazzare sul mercato beneventano. Tra gli episodi ricordati quello nel quale il 17 dicembre 2017 erano rimasti feriti due poliziotti della Mobile che al casello di Castel del Lago avevano intimato l'alt ad una Cinquecento con a bordo due persone di Castello di Cisterna, arrestate e poi condannate nel 2018, che avevano il compito di consegnare la 'roba'. Il conducente aveva innestato la retromarcia, causando lesioni agli agenti: uno era lateralmente, altro sul retro del veicolo. L'auto era ripartita ad alta velocità, ne era nato un inseguimento che si era concluso a Vallata, dove la macchina era stata bloccata. All'interno, nascosti nel cambio, erano stati rinvenuti circa cinque grammi di cocaina. Recuperati anche cinque panetti di hashish, per un peso complessivo di mezzo chilo, lanciati da un finestrino durante la corsa lungo l'A16.