Petardi nel settore ospiti, chi ha fatto i controlli?

Scene da censurare e in contraddizione, visto che sono stati vietati anche gli ombrelli ai sanniti

Benevento.  

Pensavamo che simili scene fossero relegate alle categorie in cui Benevento – Crotone è considerata un “classico”, ma evidente ci sbagliavamo. In serie A, dove impongono di eliminare le barriere che separano il terreno di gioco dagli spalti, la tifoseria calabrese si è dimostrata poco sportiva con diversi petardi di notevole potenza fatti esplodere nel corso della partita. L'episodio più eclatante è accaduto nel secondo tempo, quando la detonazione è avvenuta a pochi passi da Puggioni, costringendo l'arbitro a interrompere per pochi minuti la contesa. L'autore del gesto è stato prontamente segnalato e punito con il Daspo, ma il problema di fondo è un altro. In una realtà dove si blinda l'intera città per una partita di calcio, dove nel corso dei lavori dello stadio era importante contare il numero di bulloni nei sediolini e dove difficilmente si riesce a portare con sé una bottiglia d'acqua o anche un ombrello a “punta” (a proposito, ieri ne erano molti in bella vista dinanzi agli ingressi, evidentemente "sequestrati"), come è possibile che siano entrati all'interno del Vigorito quei petardi? Evidentemente i controlli sono stati fatti in maniera frettolosa, a differenza di quanto avviene per i tifosi del Benevento in casa e in trasferta. Non ultima l'esperienza vissuta a Roma, dove di sanniti ne erano quasi duemila a differenza dei 476 crotonesi, in cui le perquisizioni erano piuttosto ripetitive e minuziose, al limite della sopportazione. A chi di competenza non si chiede neanche di essere maniacali, ma almeno di garantire il minimo per salvaguardare l'incolumità di tutti e, soprattutto, dei calciatori in campo.

Ivan Calabrese