Da McFratm a Lele Oriali, da Adl a...Kvara. Il Pagellone dei protagonisti

Adl perfetto quando fa il presidente e non sconfina, Raspadori e Spinazzola eroi rispolverati

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Napoli.  

Aurelio De Laurentiis 9: un voto in meno per il mercato di Gennaio, per il resto è stato perfetto. Ha fatto quello che sa fare meglio, il presidente, facendo l'unica scelta possibile alla fine della scorsa stagione, ovvero prendere Conte, defilandosi e delegando al mister la gestione tecnica. Quando non si improvvisa allenatore, direttore sportivo, direttore tecnico, team manager e quant'altro vince: ci pensi bene per il futuro.

 

Antonio Conte 10: Lo Scudetto è un miracolo ed è suo. Nessuno ci avrebbe scommesso un soldo bucato, al di là delle dichiarazioni di facciata, e invece lui ha vinto e il come, a meno di fighettismi fessi, non importa proprio a nessuno. Ha convinto una squadra decotta, a partire dal capitano, che fosse in grado di vincere: un po' come spiegare ai calabroni che possono volare nonostante il sistema alare non adatto. Ha messo Adl nelle condizioni di far bene senza nuocere, ha portato a Napoli giocatori importanti che senza di lui non sarebbero mai arrivati. Che resti o che vada ha fatto un miracolo: va ripagato con eterna gratitudine.

Giovanni Manna 7: Pesa il pasticcio dell'inverno, perché è un pasticcio vero perdere Kvaratkshelia, inseguire Garnacho, Adeyemi e Ndoye e ritrovarsi con un Okafor da 40 minuti. Ma è pur vero che l'operazione McTominay è stata un capolavoro che non può non valere la sufficienza. Con più colpi simili e meno pasticci (da rivedere anche su Rafa Marin) può diventare un grande diesse, partire con una vittoria al primo anno, poi, lo agevola.

Lele Oriali 10: come per Conte. Non è un caso se Antonio se lo porta sempre dietro no? Se il mister è la faccia brutale del pallone Lele è l'esatto controcanto, elegante, affabile, posato. Quanto c'è di suo nella vittoria finale? Probabilmente molto se uno come Conte se lo porta dietro ovunque vada.

 

Alex Meret 9: Ogni anno si discute del rinnovo, ogni anno si dice che potrebbe andar via. Nell'anno dello Scudetto era destinato ad andare in prestito allo Spezia (!), poi si è presentato con parate tipo quella su Giroud. Quest'anno lo stesso. Ha fatto qualche errore? Sì, ma le parate decisive sono state infinitamente di più. Basta guardare i clean sheet e le reti subite. E' l'unico portiere ad aver vinto due Scudetti a Napoli da titolare. Basta?

Giovanni Di Lorenzo 8: Lui invece voleva andar via, il che da capitano non è proprio una cosa bellissima. Poi è arrivato Conte e dalla voglia di salutare ha baciato la maglia già nella vittoria interna alla seconda contro il Bologna. Forse è troppo poco il tempo tra l'addio minacciato e il bacio della maglia, ma di fatto è sceso in campo, ha dato tutto, ha vinto di nuovo. Onore a lui.

 

Amir Rrahmani 9,5: Conte lo chiama “computer”, un soprannome che una decina di anni fa venne affibbiato a Martin Jorgensen. Nel frattempo i computer si sono evoluti, c'è l'Intelligenza Artificiale e Amir è degno concorrente di Chat Gpt: ha guidato se stesso e gli altri in una difesa da record, mettendoci dentro qualche bug tipo Como ma il risultato è quello che è.

Alessandro Buongiorno 9: Un anno intero è passato a rincorrere l'erede di Kim tipo Carmen Sandiego. Quando ormai si erano perse le speranze di trovarlo ecco palesarsi Alessandro Buongiorno: tra tackle, anticipi e qualche sgroppata, mentre Kim in Germania veniva trattato come Prunier (perdonali Minjae) la vecchia litania in stile GamGam è stata dimenticata. Peccato per qualche caduta e infortunio di troppo, si riguardi per l'anno prossimo.

Mathe Olivera 9: Quando si parla di attaccamento alla maglia non si può non pensare a Mathe. Terzino basso, esterno alto, centrale, in campo cinque minuti dopo essere atterrato da trasferte intercontinentali: Mathias c'è sempre, e c'è con la sua garra churra. Non crosserà come Mario Rui né avrà la corsa di Goulham, ma quanto a disponibilità, attenzione e “cazzimma” Mathias non è secondo a nessuno

Pasquale Mazzocchi 7,5: Era rimasto perché nel 352 di Conte servivano esterni a tutta fascia, si è ritrovato spesso a fare il terzino in una linea a 4, non proprio congeniale alle sue caratteristiche ma lui, unico napoletano in squadra, si è fatto trovare pronto. Qualche errore gli è costato le solite critiche ingenerose, ha saputo isolarsi: non è da tutti.

 

Leonardo Spinazzola 8: Parametro zero, a Gennaio sul punto di andar via, si è rivelato poi fondamentale quando il Napoli si è giocato lo Scudetto punto a punto. Il gol alla Roma, la capacità di tener palla, di coprire e attaccare ne hanno fatto un punto di riferimento quando il gioco si è fatto duro. E ha vinto.

Juan Jesus 8: “Ancora con sto Juan Jesus”, la frase cult di ogni stagione si è trasformata in “Ma recupera Juan Jesus” alla fine della stagione. Questo ragazzo andrebbe premiato per attaccamento alla maglia azzurra: criticato, maltrattato ha fatto sempre quello che gli è stato chiesto, ovvero farsi trovare pronto. Ha sbagliato? Sì, anche lui, come tutti, ma ha vinto...e non vincono tutti.

Rafa Marin 7: Arrivato con le stimmate del predestinato, tanto da spingere il Real a volere fortemente il diritto di recompra, non si è praticamente mai visto. Quando si è visto malissimo non ha fatto, però Conte ha sistematicamente preferito altri e dar torto a Conte è difficile.

Stanislav Lobotka 9: Uno che si fa guardare da Cesc Fabregas con gli occhi a cuoricino. Centro di gravità permanente azzurra, padrone di ritmi e fasi e consueta lavatrice con impeccabile candeggio di palloni. Si sente quando c'è, ma soprattutto quando non c'è, anche lui alle prese con qualche infortunio di troppo.

Frank Anguissa 9,5: Inizio di stagione da urlo, probabilmente il miglior campionato da quando è a Napoli. Segna, sradica palloni, si inventa corridoi: gol pesantissimi, giocate di più, come per il collega di reparto anche la sua assenza per infortunio pesa tantissimo nelle economie della squadra. A Parma sarebbe potuta arrivare la ciliegina sulla torta: sarebbe stato il gol decisivo della stagione, e il 10 in questa pagella.

Scott McTominay 10: Che dire dello scozzese napoletano? Del Flower of Naples? Del McFratm che tutti vorrebbero avere? Il capolavoro di Manna, che abbandona Brescianini in clinica per prenderlo e portarlo a Napoli vale almeno mezzo Scudetto. Si lega il Napoli alle possenti caviglie quando ci sono difficoltà, segna gol pesantissimi, ara campi e avversari: mezzo Scudetto, forse qualcosa in più.

Billy Gilmour 8: Qualcuno scrisse sui social “Gilmour troverebbe la linea di passaggio pure alle 13 a Corso Malta” vero in alcuni casi, ma per trovare i corridoi a Corso Malta serve quel po' di cazzimma che lo scozzese di Irvine deve ancora maturare appieno. La faccia da scugnizzo ci sta, le geometrie pure, il McFratm maggiore anche: lo aspettiamo.

Philip Billing 7,5: Quel gol all'Inter all'87esimo ha cambiato un intera stagione. Ha avuto il merito di trovarsi lì e cambiare la storia: mica è roba da poco?

Matteo Politano 9: E' uno dei veterani e si cala perfettamente nella parte. Segna gol pesantissimi come quelli all'Atalanta e al Milan e regala assist al bacio come quello per Anguissa contro la Juventus. Anche se andrebbe menzionato di più per le corse a perdifiato a riprendere gli avversari: in una squadra che ha vinto soffrendo Matteo è un simbolo assoluto.

Romelu Lukaku 9: E' lento, è statico, è fermo, non è Osimhen e bla, bla, bla. Tra gol e assist è protagonista in quasi venticinque gol azzurri, quasi la totalità decisivi. Non sarà bello da vedere, non sarà devastante come un tempo ma è il perno ideale della manovra della squadra di Conte e anche un leader dello spogliatoio, cosa che emerge cristallina.

David Neres 8,5: Nella prima parte della stagione quando era la riserva di Kvara fa interrogare molti su quanto sensato fosse quello status di riserva, sfornando assist praticamente ogni volta che tocca palla. Poi Kvara se ne va, diventa titolare, e come la maggioranza dei suoi compagni si fa male, più volte. Chi sia il vero David Neres ancora non lo sappiamo, ma quello visto tipo contro la Fiorentina ci piace assai.
 

Giacomo Raspadori 9: Come altri compagni la sua estate è da partente in pectore. Poi resta e gioca pochissimo nel 4-3-3, ma quando per esigenze la squadra è costretta a cambiare modulo Jack graffia e graffia e graffia ancora, spesso in maniera decisiva come a Lecce o fa graffiare gli altri come quando si inventa l'assist per McTominay a Monza. Come quando segna a Torino o a La Spezia, una sentenza.

Cholito Simeone 8: Come si può dimenticare uno che si butta di faccia sul pallone pur di continuare un possesso e non far ripartire gli avversari. Gioca ancor meno di Raspa, segna un solo gol ma c'è sempre. Il Cholito è un napoletano honoris causa e lo sarà sempre.

Kvara 4: Finora si è parlato di uomini, giusto un rigo sopra di napoletanità honoris causa...non che devi guadagnartela per forza per carità, ma partire battendosi petto e stemma per poi scappare a Parigi a metà con la squadra prima in classifica da queste parti richiamerebbe Sciascia. Ma non sarebbe giusto: Kvara è un bravo ragazzo...questo Scudetto invece lo hanno vinto gli uomini.