Le ultime notizie del mattino di domenica 9 novembre ci davano al Renato Dall'Ara di Bologna lo stesso Napoli visto contro l'Eintracht di Francoforte. Si sperava, ovviamente, che non ricalcasse le orme noiose e inconcludenti di quello, anche perché la formazione felsinea era, a occhio e croce, molto meglio di quella tedesca, che aveva puntualmente preso 5 gol nelle due uscite precedenti a quella partenopea ed era votata, pertanto, al sacrificio.
Ma Antonio Conte, che - a detta dei soloni di radio, giornali e televisioni - sa sempre il fatto suo, avrebbe di certo scelto la formazione migliore per dare filo da torcere alla squadra allenata così bene da Vincenzo Italiano.
Restava da capire perché insistere su due calciatori in evidente debito di ossigeno, senza neanche lontanamente ipotizzare, ad esempio, di sostituire Giovanni Di Lorenzo con Pasquale Mazzocchi e Matteo Politano con Eljif Elmas - se voleva mantenersi più coperto - o David Neres - se voleva al contrario sin da subito partire all'assalto della porta difesa da Lukasz Skorupski.
Nulla era precluso, ma le scelte iniziali avrebbero di sicuro pesantemente condizionato il corso della partita. C'era da aggiungere ancora qualcosa in premessa. Il Napoli prima dell'undicesima di campionato era - meritatamente o meno che fosse - primo e le cose non erano cambiate nelle ore che avevano preceduto la sfida con la squadra emiliana. Ciò avrebbe spinto il Bologna a cercare con maggiore determinazione la vittoria, che sarebbe stata ancora più prestigiosa e gli avrebbe permesso di salire di diritto nei piani alti del campionato in corso. Insomma, i presupposti c'erano tutti per cambiare le carte in tavola e provare a scuotere un ambiente che, tra le poche buone notizie del momento, annoverava la porta inviolata nelle ultime due partite (guarda caso col ritorno in campo di Amir Rrahmani), peraltro senza far gol e, comunque, in entrambi le occasioni, giocando in casa.
Sulla fascia opposta a quella in crisi di fiato e gol regnava il mistero più fitto a poche ore dal fischio d'inizio, per l'assenza forzata (a causa dell'ennesimo infortunio muscolare) di quel mostro (bonariamente parlando) di eclettismo calcistico che rispondeva al nome di Leonardo Spinazzola.
Restava da capire chi Antonio Conte avrebbe schierato dietro l'ala prescelta, a seconda che volesse dare maggiore (Olivera) o minore (Gutierrez) copertura alla squadra su quella fascia. Alla fine prediligeva il secondo, ma senza apprezzabili risultati.
