Fuori dal coroil commento di Enzo Spiezia

Una città raggomitolata su sé stessa, sempre più conservativa

Tra alberi di Natale, pulizia, soste e favoreggiamento del populismo

Domande, solo domande. Se esco dal coro plaudente, incrociando una melodia non di moda, e canto sommessamente che gli alberi di Natale installati lungo il Corso Garibaldi l'affollano eccessivamente, tranne che all'altezza della Prefettura, corro il rischio di beccarmi l'accusa di radical chic che ha in spregio la gente?

E se affermo che la città non mi sembra pulita, c'è il concreto pericolo di esser additato come nemico del mainstream, pur pagando regolarmente la relativa tassa? E se catalogo la pubblicazione dei redditi degli amministratori, che si trasforma inevitabilmente da momento di trasparenza in spunto per illazioni ed allusioni malevoli, come favoreggiamento del populismo imperante a tutti i livelli, posso ancora continuare a risiedere in questa città?

E, infine, se faccio notare che in alcune ore della giornata le auto in doppia fila non si contano, posso continuare ad imprecare contro l'assenza di controlli?

Spicchi di vita quotidiana in una realtà che mi sembra sempre più raggomitolata su sé stessa, perennemente conservativa, nella quale le scelte politiche, anche quelle che nominalmente vorrebbero essere 'rivoluzionarie', si inseriscono appieno nel filone delle fiches gettate sul tavolo dell'appartenenza e delle logiche familistiche.

Figlie di uno strabismo che guarda al locale per i piccoli interessi di bottega e poi si allunga, sul versante nazionale, su posizioni evocative di una qualsiasi novità. Insomma, provare a cambiare sì, ma senza dimenticare il tanto caro 'tengo famiglia'.

Meglio cautelarsi su più fronti, cifra di un pensiero opportunistico che taglia trasversalmente la comunità, di un respiro corto che insuffla i fulminei cambi di casacca e non complica la corsa affannosa per salire sul carro dei vincitori, magari facendosi immortalare in foto nelle loro vicinanze. E' troppo? Domande, solo domande.