Il mondo stortoil commento di Claudio Mazzone

L’Italia che resiste tra giullari e imbonitori

Dovrebbe essere il tempo della serietà. Sarebbe giunto il momento del silenzio e della riflessione

l italia che resiste tra giullari e imbonitori

Dovrebbe essere il tempo della serietà. Sarebbe giunto il momento del silenzio e della riflessione.

Esige silenzio e riflessione quella fila di bare trasportate dai militari e cremate senza nessun saluto. Chiede silenzio e riflessione il distanziamento sociale, la separazione, l’asocialità come unico scelta per sopravvivere. Esige silenzio e riflessione il dolore e il sacrificio dei tanti caduti in prima linea, vittime del Covid e di chi non li ha salvaguardati. Esige silenzio e riflessione la paura negli sguardi di tutti coloro che scendono di casa per andare a lavorare. Esige silenzio e riflessione ognuno degli oltre 18mila italiani che si sono spenti in quest’incubo senza poter vedere nessuna luce in fondo al tunnel. 

Invece troppi gracchiano ancora, presi dalle loro carriere, concentrati sui like delle loro pagine e sui profitti delle loro aziende, persi dentro una bolla fatta di polemiche e di parole al vento.

Nei momenti critici gli italiani hanno sempre dimostrato, come popolo, di saper resistere. Resistemmo a Caporetto, resistemmo all’8 settembre, resistemmo ai tedeschi, ai nazisti, ai fascisti e alle bombe americane. Resistemmo al terrorismo, alle stragi di stato, alle bombe nelle piazze, alle mafie, alle alluvioni, ai terremoti, alle ricostruzioni, alle risate di chi speculava e alla sofferenza di chi pativa. Resistemmo e ai pregiudizi che inseguirono ovunque le nostre valigie di cartone. 

Questo popolo orgoglioso e resistente fa da contraltare ad una politica incapace e supponente che non guarda oltre la sua pancia e le sue convenienze. 

Un dibattito surreale, quello di queste settimane, con i sindaci che fanno i virologi, i senatori che fanno gli scienziati, i presidenti che fanno i re e le opposizioni che fanno i fenomeni social. Il tutto in un continuo accapigliarsi senza sosta e senza senso. 

Un dibattito surreale che si svolge fuori dai luoghi democratici che sono il fondamento della nostra Repubblica e il frutto sofferto di quelle resistenze che il popolo italiano è stato capace di mettere in campo.

Dovrebbe essere giunto il tempo della serietà. Ma purtroppo i nostri non sono tempi seri, né lo sono gli interpreti. I nostri sono tempi per giullari, per imbonitori, per intrattenitori. Sono i tempi nei quali invece di contare i morti e dare spiegazioni, la politica crea conflitti lontani dalla realtà del Paese. 

C’è chi propone la patrimoniale, cambiandole il nome, e chi la nega. Chi apre le librerie e chi chiude anche gli alimentari. Chi si scaglia contro il Mes e chi lo esalta. In un Paese dove nessun provvedimento ha un padre e la storia non è mai stata condivisa, siamo tutti colpevoli e tutti assolti.  

Eppure se proprio la politica ha tanta voglia di discutere potrebbe cominciare a porsi alcune domande.
Dove sono i piani organizzativi per le pandemie? Dove sono finiti i posti in terapia intensiva? Dove è finito l’imponente ed efficiente sistema sanitario del nord? Dove sono le mascherine? Dov’è l’Europa dei popoli, quella unita e solidale? Chi si assumerà la responsabilità di aver decimato una generazione? Chi ci spiegherà perché fino a due mesi fa a 60 anni si era ancora giovani per la pensione e oggi si è troppo vecchi per vivere?

Ma queste domande non avranno risposta, non sono parte del dibattito e non lo saranno perché siamo tutti colpevoli e tutti assolti, come sempre.

Il momento richiede serietà e gli italiani lo hanno capito, dimostrando, per l’ennesima volta, di essere un popolo migliore di come lo rappresentano le sue istituzioni. Siamo rimasti in casa, abbiamo contenuto il contagio prima e meglio degli altri paesi del mondo. La politica e le istituzioni prendano esempio dal popolo. Tacciano, lavorino in silenzio, senza mostrarsi, senza giocare alla continua campagna elettorale. Facciano parlare gli scienziati, i virologi e coloro che davvero possono dirci cosa fare.

È il momento del silenzio, dell’impegno, dell’unità e delle competenze vere. Non c’è più spazio per giullari, imbonitori e fenomeni social, quest’epidemia è una cosa seria e questa volta, a differenza di sempre, non saremo tutti assolti.