Il mondo stortoil commento di Claudio Mazzone

Fase 2 paura e delirio all’italiana

Le mascherine che mancano, i reagenti che non ci sono e il tracciamento fantasma

fase 2 paura e delirio all italiana

Riabituarsi all’esterno non è semplice, non è scontato, non è istantaneo. I guanti rallentano i movimenti. La mascherina elimina le espressioni. Lo sguardo ormai calcola in automatico il nuovo spazio salvavita di 2 metri che non permette alle goccioline di arrivarti addosso. Intanto però il caldo, il sole, questa estate inaspettata e il mondo con questa sua maleducata bellezza sana, ritrovata dopo decenni di inquinamento, sono un invito palese a rompere ogni sorta di distanziamento sociale e a superare ogni paura del contagio.

Una settimana di Fase 2 e le immagini di un popolo italiano indisciplinato che si assembra ovunque, hanno fatto il giro delle televisioni, dei social e dai giornali. I censori hanno pontificato e si sono rivisti i sindaci arrabbiati. Spesso i primi cittadini più furiosi e indignati sono proprio gli stessi che urlavano “Milano, Bergamo, Brescia… non si ferma” e che ora minacciano di chiudere tutto e colpevolizzano l’immaturità e l’inciviltà delle persone. 

Quello degli italiani indisciplinati e incivili è un cliché troppo ghiotto e troppo solidificato nell’immaginario collettivo per non essere sfruttato. Il popolo italiano diventa quindi un colpevole facile da dare in pasto alla narrazione quotidiana di questa lunga pandemia. E allora eccoli tutti concentrati ad aspettare l’assembramento giusto per dire che alla fine questa pandemia è colpa di come siamo fatti noi italiani, della nostra incapacità a fare sacrifici, di un intero popolo che pensa solo allo spritz o alla pizza da asporto.

La prima settimana di Fase 2 è affogata in questo mare di buonismo e delazioni, nel quale le responsabilità dei vertici istituzionali si diluiscono, si annacquano e si confondono fino a scomparire. E così chi avrebbe dovuto riconoscere i propri errori, oggi torna invece in grande stile a fare il maestro di civiltà, come se niente fosse accaduto.

Verissimo ai Navigli c’erano orde di persone che si abbassavano la mascherina. Verissimo al lungomare di Napoli, c’erano centinaia di persone che si incontravano. Si, la storia è la stessa in tutta la penisola. Spesso per strada si incontrano persone senza mascherina, senza guanti, uno vicino all’altro, senza distanze e senza sicurezza. Ed è fin troppo semplice raccontare questo pandemonio umano, ma forse ci sarebbe altro su cui concentrarsi.

Per settimane ci avevano ripetuto che per iniziare in maniera intelligente e sicura la Fase 2 avevamo bisogno di alcune importanti precondizioni: la capacità di tracciare i contagi; una fornitura continua e garantita di dispositivi di protezione individuale a partire dalle mascherine; idee chiare su come ricostruire i processi produttivi di ogni settore economico. 

Di tutto questo non c’è traccia. Le task force, che si sono accavallate in questi mesi, non hanno tirato fuori nulla di definitivo. La scienza fa quello che deve fare, che non è dare risposte, quello dovrebbe farlo la politica, ma porsi domande che stimolino a costruire risposte. I cittadini hanno fatto quello che potevano, barcamenandosi tra le centinaia di decreti, ordinanze e autocertificazioni.

Le mascherine non ci sono e la storia di questa follia è un delirio. Il Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, il 2 maggio baldanzoso ha dichiarato “da lunedì i cittadini che vorranno acquistare le mascherine le troveranno al prezzo di 0,50€ più IVA, in 50mila punti vendita”. Sono passati due lunedì da allora e delle mascherine non c’è neanche l’ombra e il prezzo annunciato è lontanissimo da quello reale. E pensare che Arcuri aveva anche acquistato 51 macchine per produrre mascherine direttamente in Italia, macchine delle quali si sono perse le tracce. 

Per settimane ci è stato ripetuto che i tamponi erano fondamentali per ripartire in questa nuova fase di convivenza con il virus. Dopo mesi dal primo caso forse i tamponi ci sono pure, a mancare sono i reagenti e nulla è stato fatto per risolvere a questa mancanza. 

Per giorni interi abbiamo ascoltato le istituzioni parlare dei test sierologici come la vera arma per studiare il contagio e battere il virus. La Abbot, un’azienda del settore, si era anche aggiudicata una gara bandita proprio dal commissario Arcuri per la fornitura di 150mila kit ma dei test sierologici nessuna traccia. Eppure la Abott sostiene di aver fornito già i kit gratuitamente alla Protezione Civile che però ammette di essersi incartata in un tema spinoso come quello della privacy e dunque il tutto si è arenato in un rimpallo tra Commissario, Sanità e Garante della Privacy. 

Niente di nuovo dunque per le gestioni deliranti all’italiana, nelle quali tra commissari, strutture, sovrastrutture, task force di menti eccelse e comitati scientifici o simil-scientifici, si è creato un groviglio di voci, di idee, di rumori e di decisioni che ha generato un caos nel quale tutto si confonde, le vittime diventano i carnefici e i carnefici tornano innocenti. 

Oggi sarebbe difficile chiamare ad un’assunzione di responsabilità chi ha avuto i ruoli decisionali anche perché è troppo distratto ad occupare l’ennesimo riflettore di una storia italiana, piazzandosi al fianco della giovane cooperante italiana Silvia Romano, tornata da un incubo e subito data in pasto al circo mediatico come fosse un fenomeno da baraccone.
Oggi sarebbe impossibile chiedere alla politica, a tutta la politica soprattutto a chi dall’opposizione urla dimenticando di aver governato e di governare quella Lombardia che è l’epicentro di questo dramma, non il conto ma almeno la serietà di affrontare i problemi evitando gli slogan di questa insopportabile e perenne campagna elettorale. 
Oggi sarebbe troppo chiedere chiarezza anche ai tanti che vorrebbero racontare questa fase storica, perché dovrebbero mostrare di avere la voglia di andare oltre la banalità. 

Il caos, la confusione, gli assembramenti, l’inciviltà manifesta degli italiani servono a molti perché fanno sparire le colpe, nascondono le responsabilità, ridanno voce a chi l’aveva persa per la vergogna.

La Fase 2 ha mostrato deliri e paure. I deliri di chi non ha organizzato nulla e oggi torna a fare il censore e le paure di un popolo che non sa come ripartire.