Perle di vetroil commento di Federico Festa

Di guaio in guaio, di periferia in periferia

Le apette laboriose che portano promesse e speranze

di guaio in guaio di periferia in periferia

In città le rondini non erano ancora arrivate ma la primavera era sbocciata comunque.

Di casa in casa, come apette laboriose, ogni candidato portava promesse e speranze. I più audaci vendevano il miraggio di una casa popolare o di un posto di lavoro.

Non si sa come, non si sa perché, ma quell'attenzione, finta come il bacio di Giuda, ogni volta faceva breccia, trovava da quale parte un piccolo spazio.

Di guaio in guaio, di periferia in periferia, di abbandono in abbandono, usati e ingannati loro fingevano di crederci sempre e a ogni candidato non negavano un sorriso o una stretta di mano.

Poi accadeva quello che sempre accadeva: i sorrisi appassivano, le strette di mano pesavano e una dopo l'altra le bugie tappavano ogni breccia.

Di finzione in finzione, tutt'intorno le cose sembravano di carta. E anche la città era diventata finta, così che ogni persona era un leggero sussurro, troppo lontano e indistinto per essere ascoltato, seguito.