Perle di vetroil commento di Federico Festa

Cennamo l'apparatore e la Rosa dei 20

Il Pd e la comica dell'unità “a portata di mano”

cennamo l apparatore e la rosa dei 20

Aldo Cennamo era stato l'unico fermato dal personale ai pass del palazzo di città. Lo avevano bloccato subito e identificato perché uno che viene mandato ad Avellino per fare il commissario del Pd, e accetta, troppo bene non deve stare.

Lo aveva salvato uno dei clochard che abitano di notte nel Mercatone, garantendo per lui.

Cennamo, meglio conosciuto come Alduccio l'apparatore, aveva il gravoso compito di mettere tutti d'accordo per le Regionali. Con un colpo di teatro, battendo statistica, matematica e leggi della Fisica dei corpi elettorali, doveva riuscire (ordini ricevuti direttamente da Roma) a fare entrare in quattro posti l'intera Rosa dei 20. Aspiranti candidati spuntavano come porcini dopo pioggia e sole.

Alduccio aveva chiesto a Di Guglielmo di non stargli sempre appiccicato. Ma l'ex segretario della minoranza, diventata maggioranza e cacciato grazie a un ricorso alla magistratura della ex minoranza, di perdere pure un posto nelle poltrone tra il pubblico non ci stava. E lo tampinava senza lasciarlo solo un attimo. Sapeva che al primo stormir delle fronde il partito l'avrebbe dimenticato. Un forte segnale era arrivato la sera precedente, nel corso di una cena per farli conoscere: Rosetta D'Amelio a tutti gli amministratori e dirigenti del Pd aveva chiamato tranne che a Di Guglielmo. Un ottimo indizio di quell'unità che il commissario Cennamo aveva predicato appena insediatosi a via Tagliamento.

L'unità, dunque. Alduccio l'apparatore doveva sistemare Rosetta, che a sua volta aveva un debituccio con Petracca. Poi c'era da trovare un posto per Idona Grella, vittima dei ciprianoiti. Non doveva dimenticarsi i voti di Carletto Iannace, senza fare offendere Cecco Todisco, che dal Pd aveva preso sì le distanze ma non dal governatore De Luca.

Poi bisognava pensare alla scadenza dell'incarico di Santaniello, il cui genio politico aveva raccolto più fondi che se fosse stata eletta. E il rosario continuava con i parlamentari per caso Valentina Paris e Luigi Famiglietti. Poi c'era l'ala arianese che, anche se zoppo, un sindaco l'aveva piazzato.

Riusciva a tenere tutto a mente Alduccio l'apparatore. Ma era stato al 72esimo minuto di intervento a braccio del sindaco Gianluca Festa che l'ospite era crollato sotto il peso delle migliaia di asindeti e paratassi aperti e chiusi a capocchia dal sindaco: troppo anche per uno abituato alle profondità decimetriche del segretario Zingaretti. E si era dimenticato perché era lì, in quell'aula, appisolandosi. Ma senza trovare ristoro, perché subito gli era corso in sogno De Caro che, mantesino nero, compasso e squadretta alla mano, gli ricordava i calcoli della sua area e Petitto, il cui prodotto era stabilito: 33, 33 e 33.