Perle di vetroil commento di Federico Festa

Dal calcio alle macchiette senza onore

Quando essere presidente era una cosa seria: gli auguri a Pierpaolo, il consiglio a Iuppa

dal calcio alle macchiette senza onore

Oggi 31 agosto è il compleanno di Pierpaolo Marino. Sono 65 candeline. Gli facciamo gli auguri. Dirigente calcistico di origini avellinesi, da quarant’anni e più nel mondo del pallone, Marino, riferiamo a memoria, ha mosso i primi passi come esperto di carte federali nell’Avellino di Antonio Sibilia. In modo diretto e indiretto ha attraversato tutta la parabola biancoverde: dalle cavalcate entusiasmanti di C e B, per risalire fino agli anni ruggenti della serie A che raccontava Gianni Brera, attraverso i segreti del passaggio di Nando De Napoli al Napoli, in prima linea durante i misteri della prima X tolta grazie agli assegni di Tanzi e Ferlaino, che gli spianarono la strada alla nomina di Presidente.

Un professionista in gamba. Furbo. Capace e profondo conoscitore della materia.

La parabola, dicevamo. Dopo di lui, è stata una altalena con poco onore e molta improvvisazione. Ogni tanto, perché non ci siamo mai fatti mancare niente, anche mariuoli veri e propri: giusto per passare dai misteri alle schifezze.

Per capire cosa sta accadendo in questi giorni della vergogna, così come ci vollero mesi per capire chi e come salvò (per cassa e per contanti) la prima X, bisognerà trovare risposte al perché del tonfo dell’anno scorso. Per alcuni non sarebbe stato casuale. Certamente non è stato il fondo. La domanda inquietante è perché Gianandrea De Cesare si è fatto tentare dall’Avellino, avendo già in carico i milioni in rosso della Scandone, dove le operazioni estero su estero sono ghiotte tentazioni.

E perché mai l’ambiente sportivo continua a subire le comiche di chi, senza arte né parte, quando in passato sono spuntate croci, sono stati organizzati funerali e messe in atto proteste fin davanti gli usci di casa per far capire che bisognava cambiare aria?

Perché c'è chi, alla dignità di farsi da parte, come un battente patologico e senza fede, continua a fustigarsi, prendendo su di sé il peso della macchietta di non contare niente e l’incosciente piacere di stare pure a raccontarlo?

Che peccato mortale deve presidiare e tenere segreto?

Conosciamo l’amministratore Sandro Iuppa da decenni: faccia un piacere, scriva due righe e liberi tutti dall’idea che c'è chi resta perché sa dove sono stati avvelenati i pozzi.