Perle di vetroil commento di Federico Festa

Il biondino, la badessa rossa e la puzza dei laputiani

La paura di cambiare di una città senza più senso

il biondino la badessa rossa e la puzza dei laputiani

Irpino, tenace, idealista. Figlio d'arte. È l'identikit di uno dei candidati alla carica di nuovo segretario provinciale del Partito democratico di Avellino.

Risulterebbe frutto di un accordo tra le seicento tessere attribuite alla componente di Enzo De Luca e le circa duemila riferibili al deputato Umberto Del Basso De Caro.

Si tratta di un giovane. Capelli ricci, biondino.

Figlio d'arte perché il papà è da tempo impegnato con la politica e con i numeri, prima in seno al Partito democratico, con alterna fortuna, e adesso alla guida di una Spa che naviga in un mare tempestoso di debiti e problemi.

Il tutto, in vista di un congresso che si dice prepari doppi e tripli giochi, degni dei migliori conclave.

Già, perché il patto di ferro tra Rosetta D'Amelio e l'uscente Maurizio Petracca non presuppone dialogo con De Caro e ogni suo possibile alleato: l'amico del mio nemico è mio nemico.

Quindi, Enzo De Luca starebbe per schierarsi. In ogni caso, la sua “componente” è oramai confinata ai nanonumeri e non più dirimente riguardo il risultato finale.

La partita si gioca tra la badessa rossa, l'immortale Rosetta D'Amelio, un po' mito un po' dogma di una sinistra capace di rinnovarsi magicamente ogni cento anni, e il gruppo De Caro, Festa e Petitto, padroni di una città tanto vecchia e piegata dal farsi spaventare a ogni minimo cambiamento.

Pensate, il dibattito epocale, iniziato – ma nessuno lo ricorda, soprattutto tra i giornalisti - decenni fa proprio contro l'esecutivo di Antonio Di Nunno, è cosa fare, oggi come allora, contro le polveri sottili, come se fossero veramente le auto (ovviamente quelle datate dei poveri cristi, di cui la borghesia “colta” se ne impippa, ovviamente, perché usa suv e euro 6) a fare i danni maggiori, non le emissioni di caldaie vecchie, dei camini, delle stoppie in fiamme e di un nucleo industriale senza controllo da decenni.

O l'altra polemica stucchevole e senza senso: gli autobus trasferiti e gli ambulanti morosi diventati martiri.

I detrattori di Festa sono come i laputiani, si orientano e prendono a parlare dopo che il dimenale li orienta con una vescica piena di piselli: un colpo sulla bocca e scatta il commento, una bacchettata sugli occhi e si girano dall'altra parte quando le fetenzie hanno la firma dei loro sponsor, di quelli che li hanno portati, comodi comodi, nei posti (ahinoi, spesso redazioni) che usano come pulpiti, tenendosi sottovento per pararsi dalla puzza.