Perle di vetroil commento di Federico Festa

Quello che il Tg3 della Campania non dice

L'ovattato racconto della regione dove sistematicamente vengono evitati i problemi e le difficoltà

quello che il tg3 della campania non dice

Quello che il Tg3 della Campania non racconta, non dice, o dice a mezza voce sta superando ogni limite di guardia. Un giornalismo di cui si può e prima o poi tutti dovrebbero iniziare a parlare perché lautamente pagato dai cittadini, che poi ne sono (sarebbero) i fruitori.

Non sappiamo in mano a quale caporedattore sia attualmente la redazione napoletana (sì, napoletana, perché di visione regionale vera non ce n’è mai stata traccia) e poco interessa. Del resto, gli esempi di Mario Orfeo prima e Gennaro San Giuliano adesso hanno fatto abbondantemente scuola.

Il Tg3 Campania continua imperterrito a raccontare una realtà ovattata, acefala, dove da due mesi a questa parte il servizio più “azzardato” e “rischioso” è stato seguire l’installazione della capocciona di San Gennaro davanti al Cotugno.

Oggi, alla ripresa, l’avvio della fase due, un intero telegiornale è stato dedicato ai collegamenti dalle “postazioni in diretta” (notevolissima intuizione per proporre una pantomima di giornalismo sul campo) tre a Napoli, abilmente agguattate in luoghi aperti e sicuri, dove tutto fila liscio e niente di particolare puntualmente viene raccontato.

Agghiacciante l’intervista di alcuni giorni fa a Lucia Fortini, l’assessore regionale all’Istruzione, alla quale viene proposta una domanda scomodissima: “Cosa vi ha insegnato questa emergenza?”, alla quale Fortini ribatte con un liscio da terza categoria: “Che ci dobbiamo organizzare meglio e per tempo”. Perle rare.

Ma la vera apoteosi è stata raggiunta quando, per raccontare la mobilità a Napoli, è stato chiamato a parlare un dirigente dell’Anm (l’azienda trasporti che De Magistris, in tempi normali, ha minacciato di chiudere se non miglioravano i servizi) che, ovviamente, ha detto che l’acqua era fresca e buona e che tutto andava bene sotto il cielo della città.

Ovviamente, il vero inferno si era verificato qualche ora prima alle fermate della Cumana. Che i giornali nazionali hanno raccontato così:

Il Corriere della Sera: "Napoli, passeggeri ammassati sul treno".

La Repubblica: A Napoli Circumflegrea decine di passeggeri: tutti insieme e senza controlli;

Il Giornale: “Ammassati su banchina treno: quella ripartenza choc a Napoli”.

E ci fermiamo qui per decenza.

Inutile sottolineare che il TG3 della Campania non solo ha liquidato l’episodio con cinque secondi di “vivo” in studio, ma utilizzando pure e soltanto la precisazione dei dirigenti della Cumana per i quali l’orrore “si era verificato solo per un convoglio”.

 Se è questo il giornalismo pubblico pagato da noi, allora meglio assumere uno speaker che legge le mail, direttamente.

La chiosa, poi, la vera chicca, è il racconto della ripresa ad Avellino. Con questo servizio il Tg3 Campania si è superato. Ha messo insieme almeno sette pattuglie della polizia stradale, tutte in riga e schierate per l’occasione e mentre il giornalista raccontava i controlli, intervistando commossi automobilisti, si sono visti (finalmente, esistono, sic!) numerosi medici e infermieri dell’Asl. Una apparizione quasi biblica ad Avellino: chi misurava la febbre, chi faceva i test, chi i tamponi. E poi si è vista lei, Maria Morgante, la mitica direttrice generale dell’Asl di Avellino, finalmente a figura intera, che raccontava la magnificenza e l’efficienza della sua azienda sanitaria. Peccato che tutto questo è accaduto quando ancora il pronto soccorso dell’ospedale Frangipane di Ariano (dove ci sono state decine di vittime, cristiani morti, uomini defunti), che è gestione Asl, risulta zoppo per inspiegati motivi e i pazienti per fare una Tac si devono sorbire cinquanta chilometri fino ad Avellino: controllare edizione de Il Mattino di domenica 3 maggio "Ariano, crac Pronto soccorso - Tac rotta, accessi ordinari bloccati al Frangipane: ambulanze dirottate al Moscati". Titolo non smentito e per evitare facili autocitazioni.

Un giornalismo non diciamo necessariamente critico, ma normodotato, minimamente attento, superficialmente equilibrato, avrebbe trovato giusto una derivata tra due virgole, una secondaria, uno striminzito asindeto, una birichina paratassi per ricordare una delle tante difficoltà.

Uno spot degno del Tg3 della Campania.

PS. Dimenticavamo. Dopo l’intervistona e dopo che le telecamere del Tg3 della Rai Campania se ne sono andate, i medici sono scomparsi, volatilizzati, tornati alle loro misteriose ed indecifrabili attività di due mesi a questa parte, lasciando alle infermiere termometri, test e tamponi.