Market della droga in carcere a Salerno: 47 misure cautelari

Sgominate due associazioni, sequestrati 30 telefoni cellulari, 20 sim e un chilo di stupefacenti

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Salerno.  

Attraverso un sistema ben strutturato e con il supporto di un agente infedele, erano riusciti ad allestire una piazza di spaccio all'interno della casa circondariale di Salerno. Un'organizzazione sgominata dalla Squadra Mobile di Salerno e dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria che all'alba di oggi ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 47 persone, molte delle quali originarie di Nocera Inferiore. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di far parte di due associazioni a delinquere finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti ed estorsioni. Le indagini - i cui dettagli sono stati illustrati in Procura nel corso di una conferenza stampa (foto allegata) - sono partite nel primo semestre del 2019, in seguito alla scoperta di cellulari e droga da spacciare nel carcere di Salerno.

Dagli accertamenti è emerso che Michele Cuomo, principale indagato e ritenuto il vertice dell’organizzazione, era riuscito a costituire anche all’interno della Casa Circondariale di Fuorni, “una piazza di spaccio”. L’attività investigativa ha evidenziato il coinvolgimento anche di un agente della polizia penitenziaria, in servizio ai reparti detentivi del carcere, che è risultato coinvolto. Il poliziotto, in cambio di compensi, avrebbe introdotto gli stupefacenti all’interno del carcere. Ma le indagini effettuate hanno consentito anche d'individuare un'altra associazione operante nel carcere e facente capo a Luigi Albergatore, detenuto a Fuorni.

Secondo la ricostruzione effettuata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, Cuomo durante la detenzione nel carcere di Salerno avrebbe continuato a impartire “direttive” ai suoi più stretti collaboratori. In quel periodo, infatti, erano state organizzate due piazze di spaccio a Nocera Inferiore in due zone della città. Gli investigatori hanno riscontrato diversi episodi di violenze fisiche ed aggressioni subite da detenuti che non “si inchinavano” ai promotori dell’ingente traffico di stupefacente.

L'organizzazione all'interno del carcere era tipica delle “piazze di spaccio”: secondo la ricostruzione effettuata vi erano soggetti addetti alla detenzione della droga all’interno di intercapedini e armadietti nelle celle, altri addetti all’introduzione all’interno del carcere tramite parenti o affini che venivano per le visite periodiche ed occultavano i cellulari e lo stupefacente nelle parti intime ed infine una struttura articolata esterna di pagamenti tramite postepay che venivano ricaricate dall’esterno e servivano per pagare l’acquisto di stupefacente all’interno del carcere. L’acquisto dei cellulari in carcere aveva raggiunto le dimensioni un vero e proprio “mercato”: infatti bastava ordinare la marca ed il modello per riceverlo consegnato dai visitatori e pagarlo attraverso bonifici alle postepay dedicate. Le sim, spesso intestate a soggetti irreperibili e quasi sempre extracomunitari, erano utilizzati sia per conversazioni personali con parenti all’esterno del carcere che con i fiancheggiatori utilizzati per le ricariche postepay e per impartire direttive ed ordini.

Durante tutta la fase delle indagini, con la collaborazione delle dirigenza del carcere e della polizia penitenziaria, stati effettuati numerosi sequestri di sostanza stupefacente (cocaina e hashish) e telefoni cellulari. Nel complesso sono stati rinvenuti più di 30 telefoni cellulari e circa 20 sim card ed oltre un chilogrammo di sostanza stupefacente suddivisa in diverse dozzine di dosi.