Sequestro Mancini, si va in aula: ecco il giorno decisivo

Il Tribunale del Riesame dovrà decidere se accogliere il ricorso contro il sequestro.

Venerdì 17 novembre gli avvocati incaricati dalla Provincia, Nello Pizza e Giancarlo Giarnese, proveranno a convincere i giudici della bontà del ricorso depositato lo scorso 6 novembre.

Avellino.  

 

di Andrea Fantucchio 

E' stata fissata per venerdì 17 novembre l'udienza al tribunale del Riesame per discutere il ricorso contro il sequestro del liceo scientifico “Pasquale Stanislao Mancini”. E' allora che gli avvocati incaricati dalla Provincia, Nello Pizza e Giancarlo Giarnese, entreranno nel merito della questione e proveranno a convincere i giudici della bontà del ricorso depositato lo scorso 6 novembre.

Sul sequestro (Leggi i dettagli dell'inchiesta) firmato dal giudice, Vicenzo Landolfi, pesa quanto scritto nella relazione redatta dall'ingegnere e docente di "Costruzioni in zona sismica", Luigi Petti.

Per il magistrato il documento evidenzia la necessità di alcuni interventi in materia di sicurezza: la Provincia doveva verificare gli eventuali rischi corsi dagli studenti. E, in caso di necessità, sospendere l'attività didattica.

I rappresentanti di Palazzo Caracciolo, a partire dal presidente, Domenico Gambacorta, hanno sempre dichiarato di aver fatto tutto il possibile per tutelare la sicurezza di alunni e personale scolastico (Leggi: le proposte della Provincia).

Intanto, sullo sfondo, resta la vicenda che riguarda studenti e professori. Ci sono state già diverse manifestazioni di dissenso contro i doppi turni e la chiusura dell'istituto (Guarda video e cronaca della manifestazione studentesca). I ragazzi, affiancati da genitori e docenti, hanno manifestato solidarietà alla preside e ribadito il proprio malcontento.

Anche oggi nessuna novità per eventuali sedi alternative. Non sono stati individuati edifici pubblici o privati in grado di accogliere gli oltre 1200 alunni.

Da segnalare anche uno scontro fra i genitori: da un lato chi ha presentato denuncia in Procura, dall'altro chi crede che l'istituto sia sicuro. E considera quanto sta accadendo, come una ripicca di chi non ha accettato il trasferimento dalla sede di via Scandone a quella centrale.