Vignola: "Imparammo a condividere. Il dolore, poi la gioia"

Ad Avellino si formò come vice Platini: "Ora sono nonno, indelebili quei 90 secondi ad Atripalda"

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Avellino.  

Avellino lo ha formato, come calciatore e come uomo. I suoi lampi di talento non passarono inosservati alla Juventus, che gli consegnò la responsabilità di vestire i panni del vice Platini. Per rendere l'idea della sua classe. Quarant'anni dopo, la chioma bionda ha ceduto il passo ai capelli bianchi, ma il volto è sempre quello: di un eterno ragazzo, di una persona sveglia, intelligente, così come lo era in campo. Beniamino Vignola non sarebbe diventato Beniamino Vignola senza il suo vissuto in biancoverde. E così non è voluto mancare nell'anniversario del sisma. Nella sua lettera, a Ottopagine.it, è condensato un universo di emozioni intime.

Beniamino, lupo per sempre - “Sono ormai passati quarant'anni. Una vita. In quei giorni stavo iniziando a conoscere quella che sarebbe stata la mia carriera calcistica. Stavo per iniziare il percorso di crescita, umana e professionale, che mi avrebbe portato a vincere trofei importanti giocando con tantissimi calciatori, alcuni bravi, altri bravissimi. In questi quarant'anni ho costruito una splendida famiglia, affrontato con grandi soddisfazioni il mondo del lavoro al di fuori del calcio, sono diventato nonno di un principe e di una principessa. Il ricordo di quel giorno resta, però, scolpito nella mia mente. Tutti questi anni non sono riusciti nemmeno a sbiadirlo. Pensando a quei momenti torna in me l’angoscia e la paura che provai allora. Era stata una domenica strana, ma bellissima; molto calda per il periodo, ma vincente nel nostro stadio, il Partenio. Mi trovavo ad Atripalda, da alcuni amici che conducevano una radio nei piani alti di un condominio. Quello della scossa furono novanta secondi lunghi un'eternità, che cambiarono la vita di molta gente portando morte e distruzione. L’unica cosa bella che ricordo di quella tragedia è il dopo. Quanto di bello riuscimmo a costruire, noi squadra, con la città e per la città. Per la provincia. Nacque un sentimento di condivisione del dolore, di vicinanza, indissolubile, che permise a noi di raggiungere una salvezza insperata e alla città, alla provincia, di ritrovare qualche sorriso. La domenica diventavamo un'unica, grande, squadra. Ho trascorso tre anni bellissimi ad Avellino. Sono cresciuto velocemente toccando con mano i veri valori della vita. Un grande saluto a tutta la gente della mia Avellino, che mi ha voluto tanto bene. Con affetto, Beniamino Vignola.”

Elaborazione grafica: Giuseppe Andrita