Maradona, quando Diaz gli lanciò il sale e l'Avellino era tabù

Nel 2014, el Pibe de Oro ricordò direttamente dall'Argentina gli storici derby in A con i lupi

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Avellino.  

"Era il vero derby campano". Diego Armando Maradona ricordava così, nel 2014, le sfide in Serie A del suo Napoli con l'Avellino. Dagli studi di ESPN, chiamato a commentare con Gabriel Omar Batistuta uno dei tanti, accesissimi “classici” tra il suo Boca Juniors e il River Plate, in compagnia di Víctor Hugo Morales, il telecronista che ebbe il privilegio e la bravura di scandire ogni secondo del gol del secolo, realizzato nel mondiale del 1986 dal Pibe de Oro all'Inghilterra, Maradona parlà di quelle partite in cui, testualmente: “Si affrontavano una città con uno stadio di 100mila spettatori e un'altra con uno di 30mila.” Di come: “Ogni partita era una lotta con il pubblico di casa che spingeva la propria squadra a dare il massimo.” E spiegò che: “In quel periodo ad Avellino giocava Ramon Diaz, che mi gettava addosso del sale con la speranza che la sfortuna mi colpisse”. Delle otto sfide con i lupi, a cavallo tra il 1984 e il 1988, Maradona non ne perse una, ne giocò 7, ne saltò solo una per squalifica e solo nell'ultima riuscì a sfatare il tabù biancoverde. Era il 14 febbraio 1988 quando realizzò il suo primo e unico gol all'Avellino nel 4-0 in favore degli azzurri al “San Paolo”. A oggi, quello è l'ultimo derby in massima Serie tra i due club. Altro strano scherzo del destino. Alla storia passano anche gli epici duelli con Murelli, ora vice di Pioli al Milan, e la miriade di falli subiti senza mai battere ciglio. Perché Maradona non era uno di quei calciatori che vola via appena lo sfiori e ad Avellino si faceva di necessità virtù, senza andare per il sottile, pur di conquistare salvezze preziose come scudetti. Maradona lo rispettava e Avellino lo ha onorato illuminando per novanta minuti il Partenio, ora Partenio-Lombardi, che pure lui ha illuminato, sì, ma con la sua immensa classe.