Braglia gioca d'anticipo, tre soluzioni per cambiare modulo

Il tecnico dell'Avellino guarda avanti: ecco le alternative al 3-5-2 per far saltare i bunker

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Avellino.  

“Le altre ci studiano. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che possiamo cambiare assetto tattico, se dovesse occorrere. Siamo qui a lavorare per questo”. Così Piero Braglia, questa mattina in conferenza stampa, ha offerto uno degli spunti più interessanti in merito alla possibile evoluzione dell'Avellino nel finale di stagione. Alterare gli equilibri raggiunti da dodici partite a questa parte e già intravisti prima che il Covid ci mettesse il suo zampino, sarebbe da pazzi. Ed è, infatti, un rischio che nessuno si vuole prendere. Di cui non c'è l'esigenza. Un improvviso cambio di sistema di gioco, con la squadra che viaggia a mille all'ora, adesso, rischierebbe solo di essere controproducente.

Nelle parole di Braglia non c'è alcuna urgenza o preoccupazione. Vanno, perciò, captate come un ragionamento ad alta voce tutt'altro che secondario. Anzi. Tra le righe, ecco servita l'ennesima dimostrazione di quanto la sua mentalità vincente e l'esperienza, da vincente (vero), possano essere la vera arma in più per centrare la promozione in Serie B. Legge pregi e difetti della sua squadra, Braglia, anche quando non c'è nessuna partita in corso. Di conseguenza è pronto a giocare d'anticipo sia in vista delle ultime nove partite di campionato, sia in ottica playoff. Tracciato il solco per un ulteriore step di crescita. Graduale, non azzardato.

Da qui in avanti la squadra farà leva sulle sue certezze per lasciar scivolare nella propria faretra tecnico-tattica nuove frecce da scoccare contro avversari sempre più abbottonati. Un effetto collaterale non più trascurabile, generato dal timore che l'Avellino sta incutendo attraverso il suo rendimento. All'orizzonte ci sono tante battaglie e, dunque, meglio prepararsi a esprimere il massimo del potenziale offensivo, soprattutto qualora, da qui in avanti o negli spareggi promozione, dovesse esserci bisogno di far gol ad ogni costo per portare a casa punti d'oro o andare avanti. In estrema sintesi, meglio muoversi prima per affilare le armi, non cullandosi sugli allori. Con una maniacale cura dei dettagli che potrà risultare risolutiva da qui alla fine dell'annata agonistica.

De Francesco - In grande crescita dopo un avvio singhiozzante, Alberto De Francesco sta dimostrando di essere una tessera preziosa per rimescolare il mosaico biancoverde. Che non sia un regista, un metronomo puro, lo si è ormai ampiamente capito. Sulla trequarti, però, la sua qualità viene fuori più che in altre zone di campo (vedi Catanzaro) dando verticalità allo sviluppo della manovra offensiva. De Francesco, dall'inizio o a gara in corso, può rappresentare un collante prezioso tra centrocampo e attacco permettendo di sviluppare, all'occorrenza, un 3-4-1-2 come accaduto già nel corso del girone di andata e nelle ultime due gare disputate dei lupi.

Errico - E a proposito di 3-4-1-2. Classe e voglia di rivalsa possono rappresentare i punti di forza di Errico, il cui rientro in gruppo è atteso a cavallo di Pasqua. L'Avellino lo ha atteso pazientemente, per un'intera stagione, ed è tempo di ripagare la fiducia e la pazienza. Sarà meno stanco dei compagni di squadra che hanno tirato la carretta, è più giovane di tanti colleghi, e il suo brio può far saltare il banco sui titoli di coda. Il club gli ha dato il via libera per curarsi con tutta calma a Villa Stuart auspicando proprio questo, ma la vera differenza deve farla la testa. Deve scattare la molla che spinga il calciatore a dimostrare di avere fame di affermarsi; a mettere da parte la paura di un nuovo infortunio muscolare sostituendola con il feroce desiderio di scendere in campo ed essere determinante. Rispetto a De Francesco, Errico ha maggior attitudine a saltare l'uomo e creare superiorità numerica. Largo a sinistra, per non dare punti di riferimento; dietro alle punte o partendo dalla mediana, nelle vesti di mezzala, pronta ad attaccare lo spazio per far gol o ispirare i compagni di squadra, può essere decisivo. Ma per riuscirci deve volerlo. Davvero. E una volta per tutte.

Il tridente - Quattro attaccanti titolari possono tranquillamente creare i presupposti per l'adozione di un tridente, qualora bisogni far saltare bunker con avversari sempre più arroccati in difesa. Ci sono giocatori tecnici come Santaniello e Fella, sbarazzini come Adamo, ma anche come lo stesso Errico che può pure agire in una posizione spuria a cavallo tra la trequarti e l'esterno d'attacco; fisici come Bernardotto e Maniero. E poi, le tre punte non sono un inedito. Anzi. Già alla prima stagionale, a Viterbo, l'Avellino ha sfoderato l'artiglieria pesante. Non basta? Potrebbe esserci bisogno di buttare qualche palla di più “in the box” qualora risulti necessario giocarsi il tutto per tutto. E, allora, occhio pure al 3-4-3. Dirige l'orchestra Piero Braglia.