Braglia: "Senza sbandierare obiettivi siamo dove volevamo"

Coerenza e meritocrazia, il tecnico tira dritto per la sua strada e scherza su Maniero e Dossena

braglia senza sbandierare obiettivi siamo dove volevamo
Avellino.  

Serenamente concentrato. Dopo il successo, pesantissimo, sul Bari, valso l'ipoteca sul secondo posto in classifica, Piero Braglia indica all'Avellino la strada per chiudere i giochi per il miglior piazzamento in chiave playoff. Tre giornate alla fine del campionato. Sabato, alle 17,30, al “Razza”, contro la Vibonese alla ricerca dei punti per garantirsi la permanenza in categoria senza passare dai playout, la prima delle due trasferte che mancano per completare il calendario della stagione regolare del girone C di Serie C. L'eredità lasciata dalla battaglia con i pugliesi è pesante. Fuori Luigi Silvestri, infortunato; Dossena, Carriero e Tito, squalificati, ma il tecnico grossetano non è abituato a piangersi addosso o cercare alibi: “Ci siamo abituati, alle assenze. Giocheranno altri ragazzi, magari chi ha giocato meno. Sarà una partita non facile, dobbiamo stare attenti, loro sono una squadra con qualità, hanno fatto bene anche a Palermo. Bisogna fare attenzione. Penso che se scendiamo di livello rischiamo contro tutte le avversarie. Mi lascia ben sperare che qualcuno degli squalificati vuole venire in ritiro con noi da stasera. Non penso succeda di rilassarci dopo la vittoria con il Bari. Sappiamo di dover tenere il livello alto e di affrontare una squadra che vuole tirarsi definitivamente fuori dai guai. Ci stiamo preparando bene e speriamo di riuscire a fare le cose che sappiamo. Prima ci qualifichiamo ai playoff come secondi, meglio è. Penso che ogni partita deve darci una dimostrazione in più per poterci preparare bene per i playoff. Mi aspetto che i ragazzi facciano le cose come sanno e come abbiamo dimostrato di saper fare”.

E a proposito di chi ha giocato di meno: “Baraye, Laezza ed Errico? Non giocano una partita da un anno dall'inizio. A Giuliano voglio bene. Non voglio che quando entri in campo faccia brutte figure perché non è ancora pronto. Giocherà dall'inizio quando sarà al top. Errico ogni tanto si affatica, bisogna tenerlo come un gioiellino e sperare che stia bene. Baraye non gioca da una vita dall'inizio e, quindi, anche lui va valutato”.

In occasione degli Europei, l'Olimpico ospiterà il 25 per cento di spettatori rispetto alla propria capienza massima: “Riaprire per 1000 spettatori nei playoff? In uno stadio come il Partenio non si vedrebbero nemmeno. Non avrebbe senso. Non capisco perché in alcune trasmissioni o teatri si vedano gli spettatori divisi da un vetro, e negli stadi, dove si può stare distanziati, non si può. Ora ci sono anche i vaccinati. Non capisco perché non possano entrare i tifosi. Giocare senza tifosi è come un allenamento, per me, lo dico da sempre. Prima tornano, meglio è. Sì, magari per i playoff, ma non 1000, che non servono a nulla”.

Un passo in avanti e uno indietro, fino al travolgente abbraccio che la squadra gli ha riservato a centrocampo dopo la vittoria sul Bari: “Quel c....e di Maniero quando non sa che fare viene da me a strattonarmi e a tirarmi di qua e di là. Si è vendicato per tutte le volte che lo bacchetto e gli sto addosso. Scherzi a parte, con loro sto bene, siamo un gruppo stupendo, siamo affiatati, sono tutti ragazzi per bene. C'è un bel rapporto, non lo voglio sciupare, pur nel rispetto dei ruoli: io sono l'allenatore, loro i calciatori. Quindi, devo fare delle scelte e non mi diverto a lasciare gente in panchina e a casa, ma fa parte del mio lavoro”.

Fuori Luigi Silvestri ed in attesa del ritorno a pieno regime di Laezza, Rocchi avrà minutaggio per scalare le gerarchie: “Gabriele sta bene, ma abbiamo anche altre alternative a Silvestri, tra cui Ciancio. A me piace vedere solo le prestazioni, se uno fa male va fuori e se fa bene gioca. La mia filosofia è stata e sarà sempre questa. Figuriamoci se la cambio ora”.

Spazio anche per una battuta sull'indagine della Procura Federale della FIGC sul presunto numero superiore al consentito di spettatori sabato scorso al “Partenio-Lombardi”: “In altri campi, a volte, ho visto cose ben più gravi. Forse c'era qualche decina di persone in più, vista l'importanza della gara di sabato, ma se c'è una cosa che questa dirigenza rispetta, quelle sono le regole. Le indagini le faranno, poi non lo so. Gente che non parlava da anni ora viene a parlare sulla partita nostra di sabato, e dare sentenze, ma basta. Guardassero altre partite, lasciamo perdere”.

Il rush finale a margine di un campionato esaltante: “Quando sono arrivato, mi hanno detto vorremmo arrivare tra i primi 5. L'Avellino dov'è? Da altre parti si è sbandierato su obiettivi, e ora dove sono? La squadra è migliorata in compattezza. Dobbiamo migliorare su altre cose, a livello mentale, perché quando andiamo in tilt poi ne prendiamo di santa ragione come a Bari e Terni. La squadra è migliorata molto, stiamo inseguendo un sogno. Quando siamo al completo non è detto che possiamo vincere contro chiunque, ma possiamo rompere, di certo, le scatole a tutti”.

Meritocrazia. Dossena sembra aver superato Miceli nelle gerarchie: “Dossena non ne azzecca una, quando fa una partita buona si fa squalificare... Scherzi a parte, sta crescendo, nei 3 è forte, c'ha fisico, stazza, ma è meno macchinoso di quello che può sembrare. Ha dei difetti, ovviamente. Deve lavorare sulla rapidità e sull'accorciare il passo. Deve imparare a conoscere i suoi limiti. Ad esempio se recupera palla e la scarica, senza lanciarla, va benissimo e deve imparare a capirlo. Alberto è un ottimo difensore. Miceli? Ha sempre giocato, nelle ultime 3 partite ha fatto una partita buona e 2 non buone. Deve anche rendersi conto che ci sono anche gli altri, la crescita degli altri. Mirko è pure lui un giocatore forte, ma può e deve ancora crescere. Lo stesso è Luigi Silvestri, che all'inizio non ascoltava, faceva quello che voleva lui e faceva danni. Poi si è allineato. Anche per lui, quando tornerà, continuerà a valere il principio che giocherà se lo meriterà. Anche perché il primo che paga sono io, a casa mandano me. Loro sono un gruppo di 24 persone, io sono solo con i miei collaboratori”.