Il Gip: "Imprese e tecnici vittime di regole di politici e pubblici ufficiali"

Oltre 500 le pagine dell'ordinanza

il gip imprese e tecnici vittime di regole di politici e pubblici ufficiali
Benevento.  

Nelle 518 pagine dell'ordinanza, chiesta dal pm Sansobrino a febbraio, ed adottata per il pericolo di reiterazione dei reati, il gip Loredana Camerlengo evidenzia che “la spartizione preordinata di procedure d'appalto indette dalla Provincia, sebbene non sia circostanza nuova per i cittadini, ha dimostrato che, nonostante l'inasprimento delle sanzioni previste per le ipotesi di reato che afferiscono l'operato illecito dei pubblici ufficiali e dei soggetti che risultano coinvolti in contestati impregnati dall'illegalità – tecnici esterni ed imprese – occorre fare ancora molto per instillare nei consociati, qualunque sia il ruolo da essi ricoperto nell'ambito della società, il rigore ed il rispetto delle regole”.

La dottoressa Camerlengo sottolinea che “certo i soggetti che operano in settori delicati hanno compreso che “non si deve parlare a telefono” ma di persona”, ma le nuove “tecniche di captazione si sono evolute”: evidente il riferimento all'utilizzo del trojan. Attenzione puntata su Panarese, che “pur temendo di essere oggetto di indagini penali”, non avrebbe “desistito dal commettere ulteriori e più gravi delitti”.

Il Gip procede poi ad un “distinguo nello scenario aperto dalle indagini, che, sebbene inquietante e indicativo della diffusione a macchia d'olio della corruzione che imperversa nella gestione della cosa pubblica, deve consentire di separare coloro che impongono le regole illecita del gioco, rispetto all'agire di chi tali regole le deve subire (verbo scritto tutto in maiuscolo al pari di impongono ndr), non potendo ribellarsi se non a discapito di perdere occasioni di lavoro, ed essendo escluso dal giro di affari afferente i lavori pubblici”.

In sostanza - continua - “i tecnici che predispongono la documentazione su richiesta dei pubblici ufficiali per le ditte che di volta in volta vengono segnalate per parteciperare a questa o a quella gara, certamente assecondano il volere illecito dei pubblici ufficiali ma hanno quale scelta alternativa solo quella di perdere un incarico in periodi di grave crisi del mercato; così in titolari delle imprese devono soccombere, loro malgrado, alle regole imposte da politici e pubblici ufficiali che altrimenti prediligeranno l'aggiudicazione di altre ditte, con gravi ripercussioni economiche su quelle che si dimostrano non aderenti alle richieste di chi controlla il mercato degli appalti pubblici".

E ancora: "I soggetti che al contrario traggono un pieno guadagno sono i pubblici ufficiali ed i membri delle commissioni di gara – che nel caso di specie sono rimasti non individuati sebbene, a parere della scrivente, facilmente individuabili poiché appartenenti ad una ristretta cerchia di persone- che oltre i compensi istituzionali hanno beneficiato per anni di compnsi “extra” consistiti nella spartizione delle tangenti versate dalle imprese, tra il 10 e il 20% dei fondi percepiti per l'espletamento dei lavori”.